lunedì, 25 Novembre 2024
I giochetti del Governo sul Green Pass al lavoro
il Green Pass continua a dividere e a creare polemiche arrivate, come previsto, ai luoghi di lavoro. Prende sempre più piede infatti la possibilità che il documento sia necessario non solo per entrare in un bar, ristorante, cinema, aereo o treno, ma addirittura per andare a lavorare.
La notizia di per se non è nuova. Fin dal principio Confindustria aveva chiesto che anche i luoghi di lavoro fossero soggetti alla nuova normativa; un’ipotesi che aveva fatto infuriare non solo singoli cittadini ma pure migliaia di imprenditori. Così l’ipotesi era stata rimessa nel cassetto, da dove però nelle ultime ore, ne è riuscita sotto forma mascherata.
Il trucco è sempre quello: si comincia da un luogo o una categoria e poi, per osmosi, la cosa diventa di fatto obbligatoria ovunque, per tutti. e non si poteva che cominciare dal luogo simbolo (più nel male che nel bene), il più delicato: la scuola. La motivazione è molto semplice: «avete visto pochi giorni fa i risultati dei test Invalsi? I ragazzi sono indietro, molto indietro. Hanno perso due anni di lezione e lavoro. Serve la scuola in presenza, punto. Quindi serve il Green Pass»
La strada che porta all’obbligatorietà del tanto preziosi qr code (e logica conseguenza, anche del vaccino) per i docenti ed il personale non docente è ormai aperta, e viaggia veloce verso l’approvazione finale. Addirittura c’è chi vorrebbe l’obbligo anche per gli studenti… Poco cambia. Quello che è importante è vedere la forze di trasmissione di questo nuovo virus del Green Pass. Dalla scuola infatti alla ristorazione il passo è breve, un passo sempre motivato con la logica ed il buon senso.
Questo il ragionamento: «se un cliente deve avere il Green Pass allora lo devono avere anche baristi, camerieri, cuochi e quanti lavorano in bar e ristoranti». Un ragionamento che non fa una piega e che proprio oggi è diventato tema di analisi politica.
Poi a chi toccherà? Alle commesse, dei negozi di abbigliamento? Alla cassiera o chi lavora nei supermercati? E allora perché no in Chiesa, in Comune, alle Poste, in Albergo o in Spiaggia? Insomma, perché non renderlo obbligatorio per ogni lavoratore che, tranne rarissimi casi ha comunque un contatto con altri (siano essi colleghi o clienti)?
Il problema in fondo è tutto qui. Se dev’essere obbligo, che obbligo sia. Ma spiegatelo e ditelo, senza paura. La cosa è troppo delicata per utilizzare giochini e mezzi ricatti come per il vaccino. Siamo in Stato di emergenza; dal punto di vista legislativo il Governo ha tutti i poteri del caso. Un anno e mezzo fa siamo stati blindati in casa da un giorno con l’altro, senza possibilità di dire opporci. Ci venne tolta quasi tutta la nostra libertà; nessuno fiatò. Perché era la cosa giusta da fare.
Se Palazzo Chigi pensa che l’obbligo del vaccino e del Green Pass sia la strada da seguire si prenda le proprie responsabilità. e agisca. Ma le cose fatte così, di nascosto, non vanno bene, perché sanno tanto di scelta sbagliata (o quantomeno poco convinta)