Tokyo: Tamberi, in pedana gesso e vestiti per la premiazione

(ANSA) – ANCONA, 05 AGO – “It’s my day”, aveva scritto sui
social Gianmarco Tamberi prima della finale di Tokyo che lo ha
portato ai vertici olimpici del salto in alto; tanta era la
convinzione di vincere almeno una medaglia, rivela al suo
ritorno ad Ancona, che quella sera, alla faccia della
scaramanzia, portò in pedana nello zaino, oltre al ‘gesso’
simbolo dell’infortunio che lo estromise da Rio, anche i vestiti
da indossare per la premiazione. “Io su quel podio dovevo
andarci comunque, ero troppo convinto…”.
    ‘Gimbo’ ha ripercorso il lungo e difficilissimo percorso di
cinque anni che lo ha portato a Tokyo dopo l’infortunio, il
gesso, il ritorno a prestazioni di livello e poi le ultime gare
non buone a ridosso dell’appuntamento olimpico che avrebbero
potuto abbatterlo, come quella di Montecarlo dopo la quale era
tornato in lacrime, “distrutto” in camera: “c’era in me – ha
spiegato – un’energia enorme che aspettava solo di essere
sprigionata nel giorno giusto, da riposo il mio corpo era in
stand-by, serbavo la forza per tenerla nel giorno giusto. La
sera della finale ero un altro atleta molto diverso anche da
quello nelle qualificazioni…”. “Ho sacrificato per queste
Olimpiadi 5 anni di vita, e Chiara con me…”, ha aggiunto.
    Poi la “magia” dei 2,37 e l’oro condiviso con l’amico
Barshim: “non avevamo paura di perdere in quel momento ma è
stato un gesto d’amore reciproco,- ha spiegato – nessuno aveva
intenzione di togliere all’altro il sogno della vita: perché uno
dei due doveva andare a casa senza provare questa gioia?”. La
telefonata del premier Draghi? “Non capita tutti i giorni, è
stata un po’ uno choc: ci ha fatto i complimenti (a Gimbo e a
Marcel Jacobs, campione sui 100 mt; ndr), ci chiesto di andare a
Palazzo Chigi per ritirare il premio e portare in Italia un po’
di quella magia. Sono orgoglioso di tanta attenzione”. (ANSA).
   

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