Il nuovo Afghanistan un paese in mano ai Talebani e all’oppio

Con il ritiro degli Stati Uniti e della Nato dall’Afghanistan e la caduta ormai prossima della capitale Kabul, l’oscurità sta per ripiombare in uno dei Paesi più martoriati della terra e tutto questo, come già scritto un milione di volte, è una delle notizie peggiori che questo 2021 ci regala. Con i talebani di nuovo al potere l’Afghanistan non sarà solo uno “Shari’a State”ovvero un posto dove le donne conteranno meno che zero e dove la gente verrà giustiziata in piazza perché magari è arrivata tardi alla preghiera, o un covo per terroristi perché lo è già, ma tornerà ad essere un Narco-Stato visto che i talebani che uccidono le persone solo perché ascoltano della musica, con la droga guadagnano centinaia di milioni di dollari con i quali hanno finanziato anche questa insurrezione. E dove finiscono questi soldi ? Nelle banche di Paesi amici come il Qatar che con i terroristi ha da sempre un rapporto privilegiato. A nulla sono serviti i tentativi di fermare la coltivazione dell’oppio, attività nella quale sono coinvolti più di mezzo milione di contadini che sono alle dipendenze dei talebani e dei signori della guerra loro amici. Nessun impatto hanno avuto le campagne avviate fin dagli anni duemila dagli americani per fermare la coltivazione dell’oppio, nonostante il costo pari a 10 miliardi di dollari nessuno, ad esempio, è andato a distruggere i campi di coltivazione. Ma perché gli americani che avevano occupato l’Afghanistan non lo fecero se non a parole ? Si disse che l’opzione venne scartata perché metà della popolazione afgana campava con i proventi della droga ma la verità è meno romantica. Nessuno si voleva mettere contro uomini come Gul Agha Sherzai, Ministro delle frontiere e degli affari tribali, conosciuto anche come Mohammad Shafiq che domina la provincia di Kandahar, oppure Ahmed Wali fratellastro dell’ex presidente afghano Hamid Karzai che venne ucciso in un regolamento di conti nel 2011.

La maggior parte dell’oppio prodotto in Afghanistan si coltiva nelle province di Kandahar e Helmand . Ma quanto rende ai talebani questo traffico? Il valore della produzione di oppio nel 2020 è stato stimato in 350 milioni di dollari, un indicatore importante per il reddito complessivo degli agricoltori dalla coltivazione dell’oppio.

AFGHANISTAN OPIUM SURVEY.pdf

Secondo l’Afghanistan Opium Survey 2020 pubblicato lo scorso maggio «La superficie totale coltivata a papavero da oppio in Afghanistan è stata di circa 224.000 ettari nel 2020, con un aumento del 37% o 61.000 ettari rispetto al 2019,. Con 224.000 ettari, l’area coltivata è stata una delle più alte mai misurate. Mentre l’area coltivata è aumentata in modo significativo in tutte le principali province di coltivazione del papavero da oppio, la regione sud-occidentale è rimasta la principale regione produttrice di oppio del Paese, rappresentando il 71% della produzione totale di oppio in Afghanistan».

Quindi affari d’oro per i talebani. Secondo l’analista strategico indiano Saurav Sarkar del South Asia at International (SOS) «I fattori fondanti dell’economia illecita della droga in Afghanistan – insicurezza, lotte politiche e mancanza di alternative economiche- rimangono non affrontati e non possono essere facilmente superati per gli anni a venire. Il problema del narcotraffico non si esaurisce con i talebani, essi sono solo facilitatori dello stesso. Presumibilmente anche i funzionari del Governo afgano hanno chiuso un occhio sul traffico di droga per ottenere qualche entrata extra. Dopo il ritiro degli Stati Uniti, la capacità di limitare il traffico di droga fuori dall’Afghanistan si ridurrà ulteriormente.Senza finanziamenti esterni sostenuti, lo Stato afgano, sia sotto il controllo dei talebani o meno, si indebolirà ulteriormente in termini di controllo in tutto il Paese e l’economia della droga sarà ulteriormente potenziata. Anche il narcotraffico non è un fenomeno nuovo in Afghanistan e ha avuto il suo inizio anche prima che i talebani andassero al potere nel 1996. Infatti alcuni rapporti affermano che i talebani avevano diminuito il traffico di oppio quando erano al potere.Un regime talebano potrebbe tentare di ridurre la coltivazione di droga nel breve periodo per ottenere una certa legittimità internazionale e aiuti, tuttavia, qualsiasi soppressione duratura dovrà affrontare gli ostacoli economici e politici. È importante notare che il reddito della droga è ancora, al massimo, solo circa la metà del reddito dei talebani. Il traffico di droga è una scommessa ad alta posta in gioco e ad alta ricompensa per tutte le parti interessate afgane, compresi i talebani, e per loro è solo un altro mezzo per guadagnare denaro per finanziare la loro insurrezione e per la gente comune per guadagnarsi da vivere. Per sradicare completamente il narcotraffico ci dovrà essere uno sforzo internazionale».

E quali conseguenze ci saranno per i Paesi confinanti con il ritorno dei talebani al potere?

«L’impatto principale di una tale presa di potere da parte dei talebani verrà avvertito nelle immediate vicinanze, in Paesi come le repubbliche dell’Asia centrale, l’Iran e il Pakistan. In quei paesi, specialmente nelle regioni di confine con l’Afghanistan, ci si può aspettare che un certo livello di disordini persista senza un elaborato sistema di governo a Kabul. È possibile assistere a un aumento dei flussi di rifugiati, del traffico di droga e di altri traffici illeciti, del movimento e delle operazioni di vari gruppi separatisti/insurrezionali che prendono di mira questi Paesi. Inoltre, tali gruppi possono sentirsi incoraggiati dai successi dei talebani in Afghanistan e aumentare il ritmo delle loro operazioni in quei Paesi. Ad esempio, i gruppi separatisti dell’Asia centrale potrebbero in teoria iniziare ad attaccare i valichi di frontiera con quelle repubbliche approfittando di una ridotta presenza di sicurezza in Afghanistan. Il Pakistan potrebbe anche sentirsi sotto pressione da un’insurrezione pashtun dei Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP) che sta già portando avanti una maggiore propaganda e un’attività condotta da militanti contro lo Stato pakistano. I talebani potrebbero anche causare problemi lungo il confine afgano, ad esempio, potrebbero non accettare di nuovo il confine con il Pakistan come legittimo. E se si aggiungono ai talebani gruppi come Al-Qaeda, Lashkar-e-Taiba e lo Stato Islamico, i problemi aumenteranno».

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