A Cannes Jennifer Lawrence per la lotta delle afghane

(ANSA) – CANNES, 22 MAG – La lotta delle donne in Afghanistan
e Iran è assente dal festival di Cannes che pure in questa
edizione ha ampliato lo sguardo sul femminile. C’è un’eccezione
però, per la quale è arrivata dall’America l’attrice premio
Oscar Jennifer Lawrence. Un sostegno con straordinaria
visibilità, era bellissima con i capelli lunghi e un abito da
sera rosso fuoco (Dior haute couture) sulla Montee des Marches
di Anatomie d’une chute di Justine Triet, un’apparizione
diventata virale per un dettaglio scandaloso a Cannes: ai piedi,
quando si è trattato di riscendere i gradini, aveva infradito
nere che si sono viste quando ha dovuto alzare il vestito lungo
per non inciampare.
    Fuori concorso ha presentato Bread and Roses di Sahra Mani,
un eccezionale documentario sulla condizione delle donne afghane
dalla ripresa del potere da parte dei talebani, che la stessa
attrice Oscar con Il Lato Positivo ha coprodotto. “Non
dimenticate le donne afghane”, ha implorato Zahra Mohammadi, una
delle partecipanti al film che mette insieme sostanzialmente dei
video pericolosamente girati al telefono da attiviste locali.
    “Come tanti altri artisti, non posso tornare nel mio paese per
fare il mio lavoro. È così che è nato questo film, che è
soprattutto il frutto di un lavoro collettivo”, ha detto Sahra
Mani.
    Lo spettatore segue diverse donne tra cui Zahra Mohammadi,
una dentista il cui studio medico deve chiudere per ordine dei
talebani. Dal ritorno al potere dei talebani alle donne è
vietata l’istruzione: alle adolescenti le scuole secondarie,
alle ragazze le università, è vietato andare nei parchi,
lavorare per organizzazioni non governative nazionali ed estere,
incluse le Nazioni Unite e tanto altro. Venire a sapere di cosa
accade realmente in quel paese è difficile e complicato, le
donne rischiano la vita protestando, vengono arrestate e a volte
scompaiono come denunciato da Amnesty International. “Nessuna
donna è al sicuro in Afghanistan”, dice la regista, che
definisce le attiviste “guerriere quotidiane”.
    Il film è duro, ma un sentimento di speranza lo attraversa.
    “Le donne sono il futuro del Paese e i talebani ne hanno paura”,
conclude Sahra Mani ringraziando Jennifer Lawrence “per il
supporto decisivo”. (ANSA).
   

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