A Perugia la prima sala cinematografica dedicata a Caligari

È a Perugia, al PostModernissimo,
la prima sala cinematografica intitolata a Claudio Caligari.
    Precisamente dieci anni fa iniziava l’avventura della
realizzazione di “Non essere cattivo”, vero e proprio “film
testamento” del regista, ma anche opera diventata cult e rampa
di lancio per attori ormai acclamati come Alessandro Borghi,
Luca Marinelli e Silvia D’Amico.
    E sono stati loro, insieme a Valerio Mastandrea, che ha fatto
sì che quel film vedesse la luce, a presenziare
all’intitolazione della sala al regista.
    L’occasione è stata ideale anche per annunciare la
costituzione dell’Associazione “Banda Caligari”, un ente per
coordinare e sostenere le iniziative in ricordo del regista e
attività volte alla promozione del cinema d’autore.
    La scelta del cinema perugino è riconducibile alla stima
reciproca tra Mastandrea e il PostModernissimo, che nel 2015
quando arrivò nelle sale “Non essere cattivo” insistette a
mantenerlo in programmazione nonostante gli scarsi riscontri di
pubblico avessero spinto quasi tutte le altre sale italiane a
rimuovere il titolo. Decisione coraggiosa che si rivelò
oltremodo azzeccata, perché da lì a qualche giorno arrivò la
notizia che “Non essere cattivo” era in short-list per
rappresentare l’Italia ai Premi Oscar e iniziò il suo grande
successo.
    I quattro, accompagnati anche dai produttori del film, sono
stati protagonisti di tre incontri con il pubblico a margine di
altrettante proiezioni tutte sold-out. Sono emersi ricordi e
aneddoti: “Proprio in questi giorni di dieci anni fa – ha detto
Mastandrea – un oncologo ci comunicò che Claudio non sarebbe
arrivato a Natale. Invece questo film l’ha girato e montato,
anche se poi non l’ha visto finito. Sono dieci anni che
raccontiamo cose su quell’esperienza e ricordare Claudio è uno
degli appuntamenti più costanti da allora. Per me la
realizzazione del film rappresenta la mia prima volta con un
ruolo diverso rispetto a quello dell’attore, lì ho trovato il
coraggio di assumermi la responsabilità e fare quel salto che
non avevo mai tentato”.
    “Claudio era composto di cinema – ha poi ricordato Marinelli
– per me è stato un grandissimo maestro. Nel momento in cui ho
avuto il coraggio di avvicinarmi per chiedergli qualcosa mi ha
offerto sguardi su questa arte davvero memorabili. Ci ha donato
la devozione per questo mestiere ma ci ha regalato anche la
banda, ovvero tutte le persone che hanno lavorato al film. Ogni
volta che ci riuniamo ci rendiamo conto che quell’esperienza è
sempre lì, a filo d’acqua”.
    “Grazie a lui ho fatto quel cinema che mi è sempre piaciuto
da spettatore – ha ammesso Borghi – e devo dire che questo ha
cambiato la mia visione del perché fare cinema. Ricordo la
leggerezza con cui arrivavo sul set, cosa che poi non è più
successa per molto tempo dato che pretendevo sempre di più da me
stesso. Ora è da circa un anno che sono tornato a vivere con
felicità questo lavoro, ripensando a quell’esperienza”.
    “Caligari è la sintesi di tutto quel che è la settima arte –
ha spiegato infine D’Amico – ed essere sul set con lui o
parlarci era quasi mistico, perché di alcune cose che diceva non
era così scontato capire il senso profondo. Guidava con una
grande consapevolezza, ogni inquadratura non era mai lasciata al
caso”.
    L’incasso della serata contribuirà alla costituzione della
nascente Associazione “Banda Caligari”.
   

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