A Quiet Place 2: la recensione del sequel con Emily Blunt

A Quiet Place 2: la recensione del sequel con Emily Blunt
A Quiet Place Part II

A due anni dall’enorme e sorprendente successo di A Quiet Place, John Krasinski è tornato dietro la macchina da presa per un sequel che conferma pienamente la bontà creativa e produttiva del franchise. E ciò si esplicita soprattutto perché il secondo episodio sfrutta nel migliore dei modi gli elementi che l’originale aveva settato. Avendo ben presente che l’elemento sorpresa del primo capitolo non poteva più essere sfruttato, Krasinski si concentra con lucidità su ciò che poteva invece essere reso più efficace, e cioè storia e messa in scena.

Se A Quiet Place 2 è un horror che oggettivamente spaventa meno del precedente, allo stesso modo si mostra visivamente molto più affascinante e consente allo spettatore di affezionarsi e parteggiare anco più per la famiglia Abbott, in particolare per i due figli Regan (Millicent Simmonds) e Marcus (Noah Jupe). Con a disposizione un budget più sostanzioso, fin dal tesissimo prologo che racconta il Day 1 dell’invasione aliena, il cineasta crea cinema esteticamente prezioso, lavorando non soltanto con l’immagine ma anche con il sonoro al fine di immergere lo spettatore nell’orrore e nella distruzione. Ad aiutare il regista arrivano poi il direttore della fotografia Polly Morgan (Legion in TV, Lucy in the Sky) e il montatore Michael P. Shawver (Black Panther, Creed), il cui lavoro molto preciso sviluppa al meglio l’estetica del lungometraggio. Visivamente molto curato (molto più della media del cinema horror contemporaneo realizzato con basso o medio budget) A Quiet Place 2 si poggia poi su una sceneggiatura che permette uno scivolamento di ottica che rende la nuova storia forse ancora più appassionante della trama del precedente: una volta impossibilitati a rimanere nel microcosmo che si erano costruiti intorno, i membri restanti della famiglia Abbott sono costretti a esplorare territori ignoti, in cui Regan e Marcus dovranno testare al limite le loro paure ma anche la propria forza. Il film si concentra molto più sui due giovani personaggi, mettendoli spesso al centro del racconto con gli adulti a fungere da supporto quando non possono raggiungere da soli gli obiettivi che si sono prefissi. Sotto questo punto di vista l’arco narrativo del nuovo personaggio interpretato da Cillian Murphy risulta profondamente convincente nella sua progressiva presa di coscienza.

A Quiet Place 2 riesce in tutto o quasi un sequel dovrebbe proporre al pubblico rispetto all’originale: una visione più approfondita e possibilmente più elegante dell’universo già presentato. Nella sua necessità di espanderlo John Krasinski trova soluzioni narrative ed estetiche che impreziosiscono il suo lavoro. Come già scritto questo sequel spaventa probabilmente meno del precedente ma è uno spettacolo cinematografico comunque ottimamente costruito, e soprattutto molto commovente. Una ulteriore testimonianza dell’intelligenza di Krasinski, di Emily Blunt, degli altri attori e del team produttivo che lo ha realizzato.

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