martedì, 26 Novembre 2024
Addio Lina Wertmüller, la regista del buonumore dai mille record
Con gli immancabili occhiali dalla montatura bianca e il suo sguardo disincantato e ironico, quanto ci mancherà Lina Wertmüller. È morta a 93 anni la grande protagonista del cinema italiano e internazionale, prima regista donna candidata a un Oscar, per il film Pasqualino Settebellezze, feroce affresco di una vittima che diventa carnefice, con Giancarlo Giannini che da giovane proletario attento all’onore diviene kapò. In quell’occasione l’Academy Award non lo vinse, ma le è stato consegnato l’Oscar onorario 2020. La motivazione: «Per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa».
E anche lì, nel ricevere l’Oscar, accompagnata sul palco da Sophia Loren e Isabella Rossellini, fece una tagliente riflessione sulla statuetta dorata con corpo da uomo, «già di per sé maschilista».
Nata il 14 agosto 1928, Lina Wertmüller ha segnato la storia della commedia italiana, provocando con film tanto poetici quanto grotteschi. Come il suo debutto da regista nel 1963, dopo l’esperienza come aiuto regista di Federico Fellini per il 8½, quando esordì con I basilischi, ritratto di un gruppo di vitelloni di un paesino del Sud Italia. Conquistò manciate di premi, tra cui la Vela d’argento al Festival di Locarno, tanto che fu subito ascritta al ghota dei registi impegnati, etichetta che non ha mai voluto addosso.
Tant’è che subito dopo cambiò registro per dirigere otto puntate della versione televisiva de Il Giornalino di Gian Burrasca: ebbe la felice intuizione di affidare il ruolo del simpatico ragazzaccio a Rita Pavone e la serie della Rai divenne un cult ancora oggi ricordato con affetto.
«Ho sempre avuto un carattere forte fin da piccola», raccontava Lina Wertmüller. «Sono stata addirittura cacciata da undici scuole e sul set ho sempre comandato io».
Eccola quindi inanellare successi, da Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) all’iconico Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini – che ha avuto anche un remake hollywoodiano con Madonna e Adriano Giannini, il figlio di Giancarlo – passando per Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” (1973). Ecco, sì, i titoli lunghi sono stati un’altra sua caratteristica provocatrice. Tanto che Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978) vanta il record nel Guinness dei primati come titolo più lungo di un film nella storia del cinema.
Lina Wertmüller lo spiegò candidamente così: «Il sogno di tutti i distributori è di avere dei film con una sola parola perché la possano scrivere più grande; ad un certo punto mi è venuta – grazie a quel tanto di scugnizzo che c’è in me – la voglia di scherzare col pubblico e di proporgli dei titoli talmente lunghi che nessuno se li potesse ricordare».
Dall’inizio degli anni ’90, tra cinema e film per tv, ha conosciuto un nuovo successo. Ha diretto l’amica Sophia Loren in Sabato, domenica e lunedì (1990), adattamento dell’omonima commedia di Eduardo De Filippo. Quindi ha fatto sorridere teneramente scegliendo Paolo Villaggio come maestro elementare di Io speriamo che me la cavo (1992) dal romanzo-verità di Marcello D’Orta.
Ha richiamato la Loren anche per Ferdinando e Carolina ( 1999) e per il suo ultimo film Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004).
Che bello vederla attrice, anche se per poco, nel cameo comico della commedia Benvenuto Presidente! (2013) di Riccardo Milani, nel ruolo di membro dei poteri forti. Ironica, come sempre.
Nel 2012 nella sua autobiografia Tutto a posto e niente in ordine, come un suo celebre film (con sottotitolo Vita di una regista di buonumore), si raccontava come una donna caparbia, passionale, creativa, straordinariamente vitale, che oltre ad aver galoppato felicemente il suo tempo dimostrava di aver sempre cercato di camminare dal lato assolato della strada.
L’anno scorso, Lina la Combattente, allo scoccare dei suoi 92 anni, aveva fatto sentire ancora la sua voce per combattere una nuova battaglia: la crociata in Sardegna a fianco di Legambiente contro la concessione per un allevamento di ostriche e mitili nel Golfo degli aranci.
«Sono andata dritta per la mia strada, scegliendo sempre di fare quello che mi piaceva», diceva Lina. E ci è riuscita, fino alla fine.