Aereo precipitato in Cina: nepotismo e corruzione offuscano le indagini

A quasi due settimane dall’incidente del volo China Eastern Airlines 5735 le famiglie delle vittime si sono recate al luogo del disastro per commemorare i loro parenti. Speravano di poter costituire ufficialmente un gruppo per sostenersi a vicenda anche in sede legale, tuttavia le autorità hanno rifiutato la loro richiesta rispondendo con un atto unilaterale, ovvero inviando sul posto una seconda task force speciale, oltre quella che si occupa delle indagini, per sostenere e al tempo stesso controllare le persone in cerca della verità. A ciascuna famiglia sarebbero stati assegnati tre membri di questa compagine governativa e costoro seguirebbero le famiglie ovunque vadano, giustificando la loro presenza con l’assistenza morale e materiale.

Che cosa sia realmente accaduto al Boeing B737-89 mentre questo viaggiava a quota e velocità di crociera si potrebbe conoscere presto grazie al ritrovamento della seconda scatola nera, sempre che la verità venga diffusa senza quelli che le famiglie delle vittime chiamano “filtri”. Il sospetto che la vicenda nasconda qualche fatto scomodo nasce da un blog di piloti cinesi ospitato da un server extra-cinese e ripreso dal quotidiano South China Morning Post, sul quale viene avanzata l’ipotesi che quanto stia emergendo dalle prime indagini sia occultato. Inoltre, soltanto pochi organi di stampa sono stati autorizzati a riportare le notizie riguardanti le operazioni di recupero dei due registratori di volo e dei resti degli occupanti, e lo hanno fatto anche in modo quantomeno maldestro. L’agenzia di stampa Xinhua, per esempio, ha immediatamente rilasciato una dichiarazione in cui negava che fosse stata trovata la seconda scatola nera, mentre poche ore dopo il sito web dell’aviazione civile cinese (Caac) si è scusato pubblicando questo avviso: “A causa di errori e controlli dei fatti non rigorosi, abbiamo erroneamente fornito informazioni imprecise sul ritrovamento della seconda scatola nera”, per poi riconfermare nuovamente, soltanto qualche ora dopo, che queste erano nelle mani dei tecnici. Wang Zhi’an, ex giornalista della Cctv e reporter di Beijing News, che ora vive in Giappone, ha scritto su Twitter: “Le indagini cinesi sui disastri aerei sono così opache che i cosiddetti controlli delle informazioni di settore oscurano le vere cause degli incidenti”. Il motore di ricerca cinese Weibo ha bloccato qualsiasi quesito sul nome del comandante del volo, Yang Hongda, ma ha lasciato l’accesso ad alcune informazioni riguardanti il primo ufficiale Zhang Zhengping, decritto come un veterano e un pilota laborioso con un record di sicurezza senza precedenti e uno dei pochi piloti che aveva volato per oltre 30.000 ore. Ma il blog dei piloti cinesi svela che il comandante Yang aveva soltanto 31 anni e che suo padre è attualmente un dirigente della compagnia aerea China Eastern Airlines. Ma soprattutto che lo scorso anno Zhang, dopo aver perso un parente per Covid, aveva commesso una grave infrazione di sicurezza a seguito della quale era stato degradato da comandante a primo ufficiale poiché alle successive verifiche di capacità aveva fallito un test al simulatore. E l’umiliazione aveva spinto l’uomo ad annunciare che presto si sarebbe ritirato dal servizio, anche se aveva cercato di volare con Yang in quanto “figlio del capo”, forse per tornare a essere comandante, soffrendo il fatto che all’età di 58 anni era stato retrocesso perdendo la casa indipendente per un piccolo appartamento, con una riduzione di paga di oltre il 66% rispetto a quella di un comandante, equivalente a 90-100.000 dollari americani. Ci sono poi alcune incongruenze nelle indagini: a quasi due settimane dall’incidente le autorità non hanno ancora pubblicato l’elenco delle vittime nonostante essa sia stata depositata regolarmente prima del decollo. E durante la conferenza stampa ufficiale tenutasi il giorno dopo la tragedia, il numero uno della compagnia non aveva risposto alle domande di un giornalista della Reuters perché a rispondergli, in modo completamente circostanziale, era stato Sun Shiying, alto funzionario del Partito comunista cinese e presidente della compagnia aerea orientale dello Yunnan. E’ ormai opinione diffusa tra gli equipaggi che le autorità cinesi sappiamo già che cosa è sia successo ma che abbiano paura di far conoscere la verità al pubblico perché, qualora lo facessero, al mondo apparirebbe un’immagine corrotta dei funzionari e dei vertici delle compagnie i cui posti sono occupati da famigliari dei membri. Dal punto di vista internazionale tuttavia l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (Icao), impone che entro un anno sia consegnata una relazione d’inchiesta che abbia stabilito le cause dell’incidente. E in mancanza di questa l’aviazione civile cinese sarebbe sanzionata.

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