lunedì, 25 Novembre 2024
Afghanistan ed il ritorno del Mullah Omar (non lui, ma il figlio)
Lo scorso 6 agosto 2021 i talebani hanno iniziato una grande offensiva in Afghanistan, occupando per prima la città di Zaranj, capitale della provincia di Nimruz. Poi nei nove giorni successivi, gli ex studenti di teologia insieme ai miliziani di Al-Qaeda hanno conquistato tutti i capoluoghi di provincia in tutto il sud, ovest e nord, prima di dirigersi verso la capitale afghana, Kabul caduta lo scorso 15 agosto 2021.
Il presidente Ashraf Ghani per evitare di essere impiccato sulla pubblica piazza ha pensato bene di fuggire in Uzbekistan insieme ad alcuni suoi ministri. E ora che la bandiera talebana sventola sul palazzo presidenziale che accadrà ? Prima di tutto i barbuti islamisti dovranno consolidare il loro potere all’interno del Paese, operazione semplice ma solo in apparenza perché qualche resistenza potrebbero incontrarla tra i signori della guerra che gestiscono lucrosi traffici quali oppio e armi nei quali sono ingaggiati anche gli stessi talebani.
Per quanto riguarda la legittimazione all’estero molto passerà dall’incontro che si terrà martedi prossimo tra l’ambasciatore russo a Kabul i talebani, cosi’ come ha annunciato questa mattina l’inviato del Cremlino per l’Afghanistan, Zamir Kabulov, specificando “che Mosca deciderà di riconoscere o meno la nuova potenza afghana in base alle sue azioni. Con la Cina invece la strada sembra già in discesa visti i colloqui recenti, mentre sono tutti da costruire i rapporti con i Paesi confinanti e non nella regione. E che ne sarà dell’attuale struttura militare afgana?
Secondo il Generale (ris) Giuseppe Morabito Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation: «Dalle fonti che hanno riferito gli eventi in Afghanistan e’ palese che parte delle parte forze di sicurezza afghane (ANSF, quelle addestrate e ben armate da USA e NATO) sono già passate a supportare i talebani nei giorni scorsi (anche settimane) sia per salvare se stessi e le proprie famiglie sia , in forma minore, per credo religioso o di clan di origine. Tutto ciò’ che rimane (ben pochi) sono in fuga verso i confini sperando nelle difficile salvezza. In sintesi Esercito (Forze di Sicurezza) e Polizia Afghana non esistono più’. Rimangono i mezzi da combattimento, le armi e i depositi di munizioni…questi possono essere utilizzati o venduti al mercato nero delle armi. Chi non e’ tornato a casa o fuggito o scelto un difficile anonimato nelle coltivazioni di oppio, potrebbe andare a rinforzare le milizie di opposizione ai talebani soprattutto nella Valle del Panjshir. Tali milizie che si starebbero organizzando come milizie tagiche con a capo il figlio del mitico Massoud (storico nemico giurato dei talebani). Tali milizie rinforzate da personale addestrato da NATO e USA possono essere un vero problema per i talebani stessi. Non va comunque dimenticato che tra i talebani ci sono oggi anche piloti disertori (difficile farne a meno) e gli aerei sono nelle loro mani anche se saranno operativi per poco tempo perché’ mancherà’ la catena logistica».
In ogni caso bisognerà iniziare a conoscere i volti e le storie di coloro che hanno saputo approfittare del ritiro degli Usa e della Nato dall’Afghanistan. Uno tra tutti è il 30enne Mohammad Yaqoob sconosciuto ai più fino a poco tempo ma che dal 2015 è figura rilevante del gruppo islamista. Ma cos’ha di speciale? E’ il figlio del leader spirituale dei talebani, il carismatico mullah Mohammad Omar che fu a capo dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan dal 1996 al 2001 e che mori’ nell’aprile 2013 in circostanze mai chiarite.
Dopo un timido inizio Mohammad Yaqoob che per molti era un outsider, ha scalato tutte le gerarchie talebane fino ad essere nominato nel maggio scorso capo militare. Una nomina la sua avvenuta in mezzo a gelosie, colpi bassi e scontri tra i vari contendenti ad una carica quella di capo militare importantissima. Di lui si sa pochissimo se non che si sarebbe laureato in all’Università di Karachi, dove la sua famiglia viveva da quando l’invasione dell’Afghanistan guidata dagli Stati Uniti anniento’ il regime talebano nel 2001.
Per alcuni Mohammad Yaqoob non sarebbe solo apprezzato in Pakistan ma anche in Arabia Saudita, e c’è chi lo considera “un moderato” di questa moderazione non c’è traccia visto che con lui il rapporto esistente con Al-Qaeda si è fatto ancora più forte vedi gli attacchi contro le forze governative afghane. In ogni caso ora che i talebani sono al potere dovranno essere più accorti anche nella gestione delle risorse finanziarie, vedi i proventi del traffico di oppio, del traffico di petrolio rubato, dalle estorsione e dai soldi che arrivano dall’estero (ad esempio dal Qatar) che fruttano almeno 1.5 miliardi di dollari all’anno investiti da molti capi telebani in aziende e proprietà immobiliari in Pakistan. Per tornare Mohammad Yaqoob questi è odiato in particolare dall’intelligence afgana ( che ora non si sa che fine farà) che in alcuni report viene descritto come ” un giovane scaltro ed egocentrico ed inconsapevole della realtà in Afghanistan”. Forse hanno ragione loro ma in ogni caso è con lui che dovranno fare i conti coloro che proveranno ad opporsi ai talebani. Coloro che ci hanno provato in questi 10 giorni sono stati impiccati e nessuno ha il coraggio di tirarli giù. In ultimo occorre ricordare che Mohammad Yaqoob era una figura gradita agli americani che lo ritenevano affidabile. Non c’è che dire l’amministrazione guidata da Joe Biden in politica estera non sbaglia un colpo.