Al Festival di Venezia in sedici contro il quintetto Italia

Saranno in sedici a sfidare il
quintetto italiano al Festival di Venezia 81, ovvero: ‘Campo di
battaglia’ di Gianni Amelio, ‘Vermiglio’ di Maura Delpero, ‘Iddu’ di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, ‘Queer’ di Luca
Guadagnino e ‘Diva Futura’ di Giulia Steigerwalt. Da Usa,
Francia, Cina, Argentina in gara thriller politici, storie di
sport e di aborto e biopic. Ecco in estrema sintesi i magnifici
sedici.
    ‘Trois amies’ di Emmanuel Mouret ovvero la storia di Joan, Alice
e Rebecca tre amiche molto diverse: la prima decide di lasciare
il compagno, la seconda di mantenere un rapporto stabile ormai
privo di passione, la terza crede nell’amore come avventura e ha
una relazione segreta.
    ‘The Order’ di Justin Kurzel, thriller politico che si svolge
nel 1983, quando una serie di crimini violenti scuotono gli USA.
    La svolta si presenta quando un agente (Jude Law) ha
l’intuizione giusta. Non si tratta di semplici criminali, ma di
un’organizzazione terroristica di suprematisti bianchi che
pianificavano una rivoluzione conservatrice guidata dallo
spietato Robert Jay Mathews (Nicholas Hoult).
    Dramma familiar-politico in ‘Jouer avec le feu’ di Delphine &
Muriel Coulin con Vincent Lindon nei panni di un ferroviere
sulla cinquantina che scopre che il più grande dei suoi due
figli si ritrova coinvolto in gruppi di estrema destra, agli
antipodi dei suoi valori.
    ‘Joker: Folie à deux’ di Todd Phillips, uno dei film più attesi
al Lido e sequel del film Leone d’oro a Venezia nel 2019 e
campione d’incassi. Joaquin Phoenix è rinchiuso nel manicomio
criminale in attesa di processo, qui incontra Lady Gaga.
    ‘Kill the Jockey’ dell’argentino Luis Ortega. Una coppia di
atleti deve decidere cosa fare del proprio futuro. Il
comportamento autodistruttivo di Remo mette in ombra il suo
talento mentre Abril, futura fantina, è incinta di Remo e deve
decidere se avere un figlio o continuare la carriera.
    Dopo dodici anni torna al Lido Walter Salles regista brasiliano
di Central do Brasil (1998) con ‘I’m Still Here’. Fernanda
Torres è una donna che cerca la verità sul marito scomparso
durante la dittatura militare in Brasile. Il film è la
ricostruzione di una vicenda autentica, quella dell’ ex deputato
socialista Marcelo Rubens Paiva.
    ‘Youth – Homecoming’ di Wang Bing è l’ultimo capitolo della
trilogia del regista che ha già dedicato il primo capitolo Youth
Spring a un gruppo di giovani lavoratori tessili che si
spostano dai loro villaggi rurali per lavorare in manifatture
cittadine, film in concorso a Cannes l’anno scorso. In questo
terzo capitolo che approda al Lido c’è il ritorno a casa dei
ragazzi, dopo il fallimento della fabbrica in cui erano
impiegati e sfruttati a Zhili, vicino a Shanghai.
    ‘Harvest’ di Athina Rachel Tsangari ci porta a fine Cinquecento,
alla vigilia della rivoluzione agricola nelle campagne inglesi,
quella rivoluzione che fece passare i terreni da bene collettivo
a controllo diretto dei proprietari terrieri.
    ‘April’ della regista georgiana Déa Kulumbegashvili racconta di
un’ostetrica di un ospedale rurale che si presta per ragioni
ideali e umanitarie a praticare aborti clandestini in un paese
dove l’aborto è tuttora illegale.
    ‘Babygirl’ è invece un thriller erotico della regista Halina
Reijn. Nicole Kidman è Romy, manager insoddisfatta che cerca
conforto in un rapporto sadomaso con il suo giovane stagista
(Harris Dickinson). Banderas interpreta il marito della Kidman.
    ‘The Room Next Door’ di Pedro Almodovar racconta la storia melò
di Martha (Tilda Swinton), madre imperfetta di una figlia
rancorosa. Tra di loro Ingrid (Julianne Moore), amica della
madre. Insieme nella casa costruita nel mezzo di una riserva
naturale nel New England, le due – reporter di guerra la prima,
romanziera autobiografica la seconda – sono le principali
protagoniste di un film che affronta la crudeltà infinita della
guerra.
    Da Singapore arriva ‘Stranger Eyes’ di Yeo Siew Hua, un’opera a
strati con a più letture: un’escursione metalinguistica sul
cinema in cui si avverte l’eco del film di Hitchcock La finestra
sul cortile, la rappresentazione di un Paese sotto l’occhio
delle videocamere di sorveglianza, ma anche una riflessione
sulla nozione di famiglia.
    ‘Maria’ di Pablo Larraìn affronta gli ultimi giorni di Maria
Callas, interpretata da Angelina Jolie. Nel cast, anche
Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher nei panni dei due
collaboratori che rimasero accanto alla Callas sino all’ultimo,
nel dorato soggiorno parigino in cui la Diva sognava un
impossibile ritorno sulle scene.
    ‘Love’ di Dag Johan Haugerud, “terzo film di una trilogia
sull’analisi dei comportamenti sessuali in contrasto con le
norme sociali”. Il regista mette in scena due operatori
sanitari: Marianne, medico sulla quarantina che non desidera una
relazione stabile e Tor, infermiere aperto e libertino che
condivide con lei una visione libera e non convenzionale delle
relazioni sentimentali e sessuali.
    ‘The Brutalist’ di Brady Corbet racconta trenta anni della vita
di un architetto geniale e visionario, László Toth (Adrien
Brody), ebreo ungherese sopravvissuto ad Auschwitz. Emigrato
negli Usa nel 1947 con la moglie, vive i primi anni in povertà
sino a quando incontra un cliente misterioso e facoltoso (Guy
Pearce), che gli affida un progetto gigantesco.
    ‘Leurs enfants après eux’ di Ludovic e Zoran Boukherma.
    Realizzato dai due fratelli gemelli francesi al loro terzo film
e tratto da un romanzo omonimo di Nicola Matthieu è il racconto
corale di un gruppo di giovani adolescenti in una valle sperduta
della Francia orientale negli anni Novanta. Un Coming over age
dove c’è posto per l’amore, l’amicizia e la rivalità, i dissidi
con il padre, il piccolo spaccio e le illusioni perdute della
provincia: insomma due registi che si confermano come due
promesse per il cinema d’oltralpe.
   

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