Al Niguarda 400 trapianti all’anno, anche un cuore artificiale

Sono quasi 400 i trapianti d’organo
che ogni anno vengono effettuati all’Ospedale Niguarda di
Milano. Due interventi sono stati ancora più speciali, perché
basati su tecnologie che estendono ulteriormente le possibilità
di cura. Uno è il primo trapianto di rene gestito interamente da
due robot chirurgici, l’altro è l’impiego di un cuore
artificiale che, installato nel torace di un paziente, ha
permesso di fargli guadagnare tempo prezioso in attesa del vero
e proprio trapianto di cuore.
    I due interventi sono stati raccontati oggi durante il
NiguarDAY, una giornata di spettacoli e concerti gratuiti voluta
dall’ospedale per sensibilizzare sull’importanza della donazione
organi. Testimonial dell’evento Reginald e Maggie Green,
genitori di Nicholas Green: esattamente 30 anni fa un proiettile
uccise il bimbo, di soli 7 anni, durante una vacanza in Italia.
    La famiglia scelse di donare i suoi organi e il gesto contribuì
a innescare la cultura della donazione nel nostro Paese.
    “Dietro ogni singolo trapianto – spiega Alberto Zoli,
direttore generale del Niguarda – ruotano ogni giorno centinaia
di vite: quelle delle famiglie del donatore e del ricevente, ma
anche quelle delle decine di professionisti che si prendono cura
del paziente e che rendono materialmente possibile l’intervento.
    E’ uno sforzo logistico, organizzativo, chirurgico e clinico
senza pari: ospedaliero, regionale e nazionale”.
    “Trent’anni fa – raccontano Maggie e Reginald Green –
Nicholas ha perso il suo futuro, ma qualcun altro poteva avere
quel futuro grazie a lui: sapevamo che era quello che avrebbe
voluto. E non ce ne siamo mai rammaricati nemmeno per un
momento. C’è però una domanda che pochissimi si pongono, ed è:
cosa farei, se mi chiedessero di donare gli organi di qualcuno
che amo? La campagna che abbiamo portato avanti per trent’anni
si basa su quest’idea: è molto più probabile che le persone
donino gli organi se le loro menti sono preparate alla scelta.
    Ma non è affatto semplice, quando un proprio caro muore
improvvisamente: bisogna prendere una decisione su un argomento
piuttosto spaventoso a cui si aveva a malapena pensato. Per
questo raccontiamo la storia di Nicholas: la nostra speranza è
che anche nei momenti sconvolgenti in cui arriva la morte, le
persone ricordino quanto fossero commosse quando avevano letto
sui giornali o visto in televisione la storia di una famiglia
che aveva contribuito a salvare degli sconosciuti. E che grazie
a quello, compiano la scelta giusta”.
   

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