venerdì, 22 Novembre 2024
Alcuni batteri possono compromettete la fertilità maschile
Tra le cause dell’infertilità
maschile potrebbero esserci anche alterazioni del microbiota. La
presenza in eccesso di alcuni batteri nel liquido seminale,
infatti, può alterare la concentrazione degli spermatozoi e
favorire un micro-ambiente infiammatorio. Condizioni, queste,
capaci di compromettere la capacità riproduttiva. È quanto
suggeriscono due studi condotti, rispettivamente, da ricercatori
dell’Università di Napoli “Federico II” e dell’Università di
Padova. Le ricerche, pubblicate sulla rivista Frontiers in
Endocrinology e Cells, sono tra gli argomenti al centro del
congresso Natura, Ambiente, Uomo della Società Italiana di
Andrologia, che si apre oggi nelle Langhe, a Serralunga d’Alba.
“Un tempo si riteneva che il liquido seminale fosse
naturalmente privo di batteri; qualsiasi microbo trovato tra gli
spermatozoi era considerato un segno di infezione. Ma le
ricerche più recenti stanno dimostrando che lo sperma ha una
propria comunità microbica”, osserva il presidente della Società
Italiana di Andrologia Alessandro Palmieri, dell’Università
Federico II di Napoli. “Tali batteri, se in equilibrio, lavorano
per il nostro benessere, ma – aggiunge – se in eccesso
potrebbero avere un potenziale ruolo nell’infertilità”.
Questa ipotesi sembra confermata dai due studi, che,
complessivamente, hanno preso in considerazione oltre 60
ricerche condotte sull’argomento e hanno scoperto che l’aumento
di alcuni ceppi dei batteri Prevotella e Pseudomonas e
l’incremento del batterio Lactobacillus iners, sono legati a una
riduzione della concentrazione spermatica nel liquido seminale
che, in queste circostanze, può arrivare al di sotto la soglia
minima necessaria per la fertilità maschile.
“Lo studio del microbiota del liquido seminale rappresenta
ancora un aspetto trascurato della diagnostica dedicata
all’analisi dell’infertilità maschile. Ha però grandi
potenzialità nel migliorare la comprensione delle forme
cosiddette idiopatiche o senza causa, aggiunge Palmieri. “Queste
conoscenze potrebbero aprire la strada a nuove strategie
terapeutiche per correggere le alterazioni dei parametri
spermatici e migliorare la fertilità maschile”, conclude il
presidente Sia.
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