Altro che embargo; un oligarca russo si compra un aeroporto, in Germania

Si discute da tempo dell’efficacia delle sanzioni disposte contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina avvenuta quasi un anno fa, scatenando una guerra della quale nessuno vede la fine. Dopo l’iniziale sbandamento la Russia si è organizzata con i Paesi vicini quali la Bielorussia, la Cina, l’Armenia e il Kirghizistan che stanno fornendo a Mosca molti dei prodotti che i Paesi occidentali non inviano più come punizione per l’attacco all’Ucraina. Non va poi dimenticato l’eterno doppio gioco della Turchia che da una parte si offre come mediatore tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, mentre dal porto di Istanbul partono di continuo navi cargo dirette nel porto russo di Novorossiysk, una città della Russia meridionale nel territorio di Krasnodar.

Un esempio? Il New York Times in un recente articolo racconta di un fatto curioso avvenuto l’estate scorsa con gli smartphone in Armenia: «Le spedizioni da altre parti del mondo nella minuscola ex repubblica sovietica hanno iniziato a crescere fino a superare di oltre 10 volte il valore delle importazioni di telefoni nei mesi precedenti. Allo stesso tempo, l’Armenia ha registrato un’esplosione nelle sue esportazioni di smartphone verso un alleato assediato: la Russia». La tendenza, che si è ripetuta per lavatrici, chip per computer e altri prodotti in arrivo da altri Paesi asiatici lo scorso anno, è la prova di come l’economia russa resti ancora a galla.

La Russia ha smesso di pubblicare i dati commerciali dopo la sua invasione dell’Ucraina ma gli analisti stimano che le importazioni potrebbero essere già tornate ai livelli prebellici, o lo faranno presto. Mentre le ville, i panfili e tutti i beni posseduti all’estero dagli oligarchi russi sono stati sequestrati i russi continuano a fare shopping all’estero e non solo di borse griffate. Lo scorso 3 febbraio, l’agenzia di stampa tedesca ha riferito che Ring NR Holding ha acquistato l’aeroporto di Hunsrück Hahn per un prezzo di acquisto di circa 20 milioni di euro. Di conseguenza, il proprietario del circuito di Nürburgring Viktor Charitonin sarebbe il nuovo proprietario dell’aeroporto della Renania-Palatinato. L’oligarca russo possiede anche la più grande azienda farmaceutica russa. Produce medicinali per l’uomo e gli animali domestici. Oltre alle vendite sul mercato interno, i suoi prodotti vengono esportati principalmente in Cina. Tuttavia, i rapporti commerciali si estendono in tutto il mondo, compresa l’industria farmaceutica tedesca.

L’azienda di Charitonin è il più grande produttore di Sputnik V, il vaccino Covid russo e secondo Forbes il patrimonio netto del cinquantenne è di 1,4 miliardi di dollari. Dal 2019 l’oligarca russo è nella cosiddetta «Lista Putin» del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti insieme a quasi altri 100 altri uomini d’affari russi. Si tratta dell’accusa di interferenza russa nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Tuttavia, le sanzioni sono state imposte solo ai confidenti di alto rango di Putin. Inoltre, Charitonin non è nell’elenco delle sanzioni dell’Unione europea, introdotto in risposta alla guerra russa in Ucraina.

Nel ritratto che di lui fa il settimanale Stern Viktor Charitonin è considerato un appassionato di auto d’epoca e si dice che possieda dozzine di preziosi oggetti da collezione. Alcuni anni fa ha preso parte a una famosa gara di auto d’epoca in Italia e nel 2014 è diventato investitore al Nürburgring. Il cinquantenne è sposato con un atleta olimpica russa e ha due figli. Vive ufficialmente a Mosca, ma possiede proprietà di lusso in tutto il mondo tanto che a Londra possiede due appartamenti a One Hyde Park il condominio di lusso più costoso del Continente europeo. NR Holding ha annunciato venerdì scorso: «Sì, abbiamo concluso un contratto. Tuttavia, questo è soggetto a varie condizioni sospensive». Questo significa che l’operazione dovrà essere vagliata dei creditori di quattro consociate di Hahn nelle prossime settimane davanti al tribunale fallimentare di BadKreuznach. Non commenteremo ulteriormente in questo momento», ha aggiunto la holding Ring. Le riunioni dei creditori della compagnia aeroportuale non hanno però approvato la proposta del miglior offerente, ha dichiarato l’amministratore fallimentare Jan Markus Plathner senza nominare il nome della società. Secondo alcuni resoconti dei media, si tratta dell’offerta dell’investitore russo. L’aeroporto di Hahn si trova nella Renania-Palatinato tra Magonza e Treviri, sul sito di un’ex base militare statunitense.

Lo Stato della Renania-Palatinato, come scrive Der Spiegel, ha venduto la sua quota di maggioranza nell’aeroporto al gruppo aeroportuale cinese HNA nel 2017. Lo Stato federale dell’Assia continua a detenere una quota di minoranza del 17,5%. Mentre scriviamo nessuna decisione è stata ancora presa per la vendita dell’insolvente aeroporto di Francoforte-Hahn in Renania-Palatinato. Viktor Charitonin aveva già partecipato alla procedura di gara nell’autunno 2021 ma all’epoca la Swift Conjoy GmbH di Francoforte si aggiudicò l’asta, però, con un vero colpo di scena non versò mai un euro e così l’aeroporto tornò sul mercato. Successivamente un investitore immobiliare di Magonza di nome Richter Group si fece avanti e disse di aver acquistato l’aeroporto e di aver «già firmato un contratto di acquisto notarile tramite una filiale e di aver anche trasferito il prezzo di acquisto su un conto di deposito a garanzia». Se il ministero federale dell’Economia non approva l’acquisizione di NR Holding a causa della vicinanza di Viktor Charitonin con Vladimir Putin, Richter Group potrebbe risultare come il vincitore della gara d’appalto. Sulla questione è intervenuto nelle scorse ore il ministro delle Finanze dell’Assia Michael Boddenberg( CDU ) che ha dichiarato a Hessischer Rundfunk: «Una persona del genere non è autorizzata ad acquistare alcuna proprietà in Germania. Al momento non dovresti e non puoi fare affari con gli oligarchi russi», e rivolgendosi al capo della Cancelleria e al ministro federale dell’Economia ha detto «di esaminare tutti i modi possibili per impedire questa vendita».

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