Altro che Golfo Persico. Lasciamo Di Maio nel Golfo di Napoli

L’Europa è alla ricerca di un nuovo rappresentante degli affari energetici nel Golfo Persico. Un ruolo a dir poco delicato visto l’attuale delicatezza su tutto ciò che riguarda oggi l’energia; un ruolo ancor più complesso dato che per trattare con i paesi del mondo arabo, con cui le tensioni e le differenze per certi aspetti non mancano e basta davvero poco per far saltare rapporti ed affari, serve acume politico, personalità, anzi credibilità internazionale comprovata e anche un po’ di (meglio tanta) competenza.

Capite bene che la notizia secondo cui Bruxelles starebbe pensando a Luigi Di Maio per questo ruolo fa immediatamente ridere pensando allo scherzo di qualche burlone da social ma poi quando si capisce che si tratta di una cosa seria allora ci si arrabbia ed indigna.

Ma come sarebbe possibile? Anzi, cara Europa, perché lui?

Un ex politico che in pochi anni ha tradito i compagni del Movimento 5 Stelle e prima ancora tutti i valori di cui si faceva portavoce; un uomo che da un balcone aveva annunciato di aver «abolito la povertà»; un uomo che ha fondato un partito per presentarsi di persona davanti agli elettori portando a casa lo 0 virgola. Una persona che quindi gli italiani hanno chiaramente detto al mondo intero di non volere più nei palazzi della politica. «Se ne torni a casa» è stato il messaggio chiaro delle urne. E che, se Di Maio fosse uomo onesto con se stesso e con gli italiani, avrebbe raccolto per tornare nell’anonimato da dove era comparso a cercarsi un lavoro come tutti noi.

Invece no. Invece c’è chi ha fatto il suo nome.

Un persona che forse non si ricorda i mille e più disastri che l’ex Ministro degli Esteri ha fatto per l’Italia proprio nei rapporti con i paesi del golfo. Va ad esempio ricordato come a gennaio del 2021 fu la decisione sua, unilaterale, di sospendere l’export di armi verso i paesi degli emirati e l’Arabia Saudita a farci perdere oltre a miliardi di affari (andati ai francesi, che ringraziano ancora). Ma non bastano le scelte politico-economiche senza senso. Ci sono infatti delle gaffes personali che in certi posti non dimenticano e sono difficili poi da sanare.

Il 10 gennaio l’ex vicepremier vola in Giordania e poi in Arabia Saudita. Qui sono programmati incontri con i suoi pari grado. Nonostante il protocollo non lo preveda, ottiene di poter incontrare il principe regnante. L’indomani posta su Twitter le immagini degli incontri. Ma non quella con Bin Salman. Mentre la foto che li ritraeva entrambe finisce sui quotidiani locali e poi sul sito del ministero, ma per ultima. Un dettaglio che Riad nota e soprattutto si annota sul «libro nero».

Basterebbe questo, in un mondo normale o in una qualsiasi multinazionale, perché il nome di Di Maio fosse scartato in fretta e furia. Ma qui no, perché non siamo in un’azienda dove conta il merito, ma in politica dove spesso valgono anche altre cose: amici, contatti.

Ed ecco che da assurda ed incomprensibile, la scelta di Di Maio diventa quantomeno plausibile dato che proseguirebbe la linea tenuta da Bruxelles in questi 9 mesi di guerra in Ucraina e conseguente emergenza energetica: niente ha fatto l’Europa su gas e petrolio, niente farebbe Di Maio. E vissero tutti felici e contenti, tranne noi…

Di amici per questa operazione Di Maio ne ha parecchi e non sarebbe la prima volta che la Ue offre nomine e poltrone a politici guarda caso di sinistra usciti a pezzi dalle urne: basti ricordare Piero Fassino, inviato europeo per il Myanmar, e Paolo Gentiloni, attuale commissario all’economia.

L’unica speranza esistente per fermare questo nuovo scandalo in salsa europea sta tutta nella ferma opposizione del nostro governo, ma forse non basterà.

Avevamo sperato di aver rimandato Di Maio a casa sua, nel Golfo di Napoli. Ritrovarcelo nel Golfo Persico come rappresentante europeo sarebbe la più atroce delle beffe, per noi e per il buon senso.

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