Andrea De Sica, L’oro di Napoli, mai moralista

(di Francesco Gallo) “Quello che sorprende è la
modernità dello sguardo mai retorico e moralista, un film capace
di far ridere come di far male”.Cosi Andrea De Sica all’ANSA parla di uno dei più grandi capolavori del cinema popolare
italiano, L’oro di Napoli di Vittorio De Sica, che ha avuto
quest’anno l’onore della Preapertura della 81. Mostra d’arte
Cinematografica di Venezia, in occasione dei 50 anni dalla
scomparsa del grande regista e a settanta dall’uscita del film.
    La pellicola avrà infatti la sua prima mondiale stasera alle
20.30 nella Sala Darsena del Lido, nella nuova versione del film
restaurata in 4K a cura di Cinecittà per iniziativa della
Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, a partire dal
negativo scena 35mm e dal negativo colonne ottiche 35mm mono
sotto la supervisione artistica dello stesso Andrea De Sica.
    Come si spiega questo capolavoro assoluto a firma del nonno? “Credo sia dipeso molto dal fatto che l’Italia era appena uscita
della guerra e anche che in quel momento storico c’era una
grande e irripetibile idea spettacolo. E poi – aggiunge –
che vogliamo dire della scrittura di Marotta, Zavattini e dello
stesso Vittorio De Sica?”.
    Episodio preferito? “Tendo a vedere il film come un unicum, ma certo rido ogni volta
che vedo De Sica insultare il ragazzino, figlio del portiere,
che lo batte regolarmente a carte”
L’oro di Napoli, traeva il soggetto dall’omonima raccolta di
racconti di Giuseppe Marotta, nella riduzione cinematografica di
Cesare Zavattini che lo sceneggiava con lo scrittore e lo stesso
De Sica.
    Prodotto da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis, il film è
suddiviso in sei episodi, dove si raccontano alcune delle tante
– e universali – facce di Napoli attraverso i capitoli: Il
guappo, Pizze a credito, Il funeralino, I giocatori, Teresa e Il
professore. A interpretarli, un cast con alcuni dei più grandi
artisti della storia dello spettacolo italiano: Totò, Sophia
Loren, Silvana Mangano, Paolo Stoppa, Eduardo De Filippo, Tina
Pica, e lo stesso Vittorio De Sica.
   

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