sabato, 19 Aprile 2025
>ANSA-BOX/ Pacemaker, ‘dopo 48 ore si torna alla vita di sempre’

“È un intervento minimamente
invasivo: in 48 ore si torna alle proprie attività quotidiane,
senza particolari limitazioni”. Così il professor Niccolò
Marchionni, presidente della Società Italiana di Cardiologia
Geriatrica, commenta l’intervento a cui si è stato sottoposto il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ricevuto
l’impianto di un pacemaker, come 50mila italiani ogni anno, in
un’operazione all’ospedale Santo Spirito di Roma.
‘Il pacemaker viene impiantato soprattutto negli anziani a
causa del deterioramento del sistema elettrico naturale del
cuore. Abbiamo delle cellule pacemaker naturali – dice
Marchionni – che regolano il ritmo cardiaco. Quando queste o le
vie di conduzione non funzionano più, si ricorre al pacemaker
artificiale’.
L’intervento prevede una piccola incisione (circa 4-5
centimetri nella zona della spalla sotto la clavicola se
eseguito con tecnica tradizionale), dove si crea una tasca per
alloggiare il dispositivo, oggi miniaturizzato. ‘Da lì si
inseriscono due cateteri che trasmettono l’impulso elettrico
all’atrio e al ventricolo destro’.
Il modello più comune è il pacemaker bicamerale. ‘Serve a
garantire la sincronizzazione tra atri e ventricoli – afferma
Marchionni – mantenendo la sequenza di contrazione necessaria
alla funzione di pompa del cuore’. Il ritorno alla normalità è
rapido. ‘Dopo due giorni si può fare tutto. L’unica accortezza
riguarda i rasoi elettrici con filo a spirale, che passino sopra
il dispositivo: potrebbero interferire col pacemaker per effetto
del campo elettromagnetico’.
Per chi viaggia, inoltre, nessun problema. ‘I metal detector
possono attivarsi, ma i pazienti portano con sé un certificato
riconosciuto a livello internazionale che attesta la necessità
per i portatori di pacemaker di fare dei percorsi privilegiati’.
Non sono necessari farmaci specifici ma controlli annuali.
‘Servono a verificare frequenza d’uso, aritmie registrate e
durata residua della batteria – prosegue il cardiologo –
Indicano per esempio, quanto tempo funziona il pacemaker
rispetto al totale degli stimoli, cioè se è costante o
occasionale, se il pacemaker ha registrato aritmie, se si hanno
avuti episodi di fibrillazione atriale asintomatica. I controlli
servono poi per verificare quanta carica residua ha il pacemaker
prima di dover essere sostituito’.
Il monitoraggio non è invasivo e avviene tramite un
dispositivo esterno che dialoga con il pacemaker per via
transcutanea. La durata della batteria dipende dall’utilizzo.
‘Se lavora a pieno regime, cioè 24 ore su 24, 365 giorni l’anno,
dura 3-4 anni. La sostituzione viene fatta abitualmente in
condizioni ambulatoriali, non richiede ricovero. Il paziente va
a digiuno, fa una piccola anestesia locale, viene tirato fuori
il pacemaker esaurito e rimpiazzato con il nuovo, senza bisogno
di dover cambiare gli elettrodi’.
‘Di fatto il pacemaker è tra gli interventi con il miglior
rapporto rischio-beneficio in cardiologia – conclude Marchionni
– Il rischio è minimo, i benefici altissimi. È spesso risolutivo
per sincopi, aritmie e disturbi del ritmo legati all’età, come
può essere nel caso del presidente’.
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