venerdì, 27 Dicembre 2024
>ANSA-LA-STORIA/ Dall’Iraq al Meyer, un nuovo volto per Hussein
E’ tornato a casa, in Iraq,
Hussein, 12 anni, dopo tre interventi chirurgici e un anno di
cure all’ospedale pediatrico Meyer. Il piccolo quando è arrivato
a Firenze non poteva né parlare, né alimentarsi normalmente: una
estesa malformazione venosa del cavo orale, della guancia, della
lingua e del labbro inferiore gli impediva anche di poter
chiudere la bocca. Adesso ha un volto nuovo, riesce a parlare e
mangiare e, ancora, grazie alla Scuola in ospedale, ha imparato
anche a leggere e scrivere.
Il bambino era arrivato in Italia dall’Iraq grazie a
Emergenza sorrisi onlus, per essere immediatamente preso in
carico al Meyer, dall’equipe di chirurghi guidata da Flavio
Facchini, chirurgo plastico ricostruttivo pediatrico. Gli
interventi per risolvere la malformazione sono stati molto
complessi. Per prima cosa, i broncoscopisti del Meyer, con a
capo il dottor Roberto Baggi, hanno dovuto praticare una
tracheotomia, necessaria per affrontare in sicurezza le fasi
successive. Quindi, in collaborazione con Careggi, sotto la
guida del dottor Nicola Limbucci, responsabile
dell’Interventistica neurovascolare dell’Aouc, sono state
effettuate ripetute sclero-embolizzazioni, ovvero trattamenti
volti ad “asciugare” la lesione dall’interno attraverso la
somministrazione di un farmaco chemioterapico. Poi gli
interventi chirurgici per ridurre il labbro e ricostruire
integralmente la lingua, ricorrendo ad avanzatissime tecniche di
correzione delle anomalie vascolari, in tandem con i
neurochirurghi del Meyer guidati da dottor Lorenzo Genitori.
I trattamenti chirurgici sono stati caratterizzati dall’uso di
una speciale tecnica di sutura che ha consentito di chiudere i
vasi a monte dei tessuti da asportare, riducendo notevolmente il
rischio di emorragie. Pochi giorni fa, infine, è stato chiuso
chirurgicamente anche il foro della tracheotomia: questa per
Hussein è stata la fine di un lungo percorso, che ha festeggiato
con una videochiamata alla famiglia lontana: “Finito!”, ha detto
alla sorellina che lo guardava dal telefono in Iraq.
Adesso Hussein è tornato a casa insieme alla mamma è tornato
a casa, in Iraq, dove ha trovato ad aspettarlo anche il fratello
e il padre. Il piccolo, raccontano dal Meyer, ha trovato un
ospedale intero che si è stretto intorno a lui. Insieme a medici
e infermieri, ha avuto un ruolo importantissimo il servizio di
Psicologia ospedaliera, che ha seguito lui e la sua mamma fin
dall’inizio del delicato percorso di accettazione delle cure.
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