Archiviazione per Morisi, vittima della «vera Bestia»

Archiviazione. Sono passati 11 giorni dalle prime indiscrezioni con cui la stampa informava il paese dell’inchiesta su Luca Morisi, il social media manager di Matteo Salvini, per molti «l’inventore della Bestia» (come veniva definita la macchina social del leader della Lega) ed oggi gli stessi giornali ci raccontano che tutto finirà con un «nulla di fatto». Archiviazione.

Insomma, Morisi, che 11 giorni fa veniva di fatto accusato di essere uno spacciatore (certo, bastava aggiungere la parola «presunto» per salvarsi la coscienza) che avrebbe (condizionale) fornito la droga dello stupro ad altre persone è del tutto innocente. Lo stupefacente l’hanno portato gli altri.

Intanto però il fango, per non dire altro, è stato versato. Morisi si è dovuto dimettere dal suo lavoro per evitare che la melma investisse lo stesso Salvini; bel gesto, del tutto inutile dato che lo scopo era proprio quello di infangare la Lega ed il suo leader, a pochi giorni dalle amministrative. Tempismo perfetto, risultato raggiunto.

Sui social trovate decine, centinaia di commenti divertiti sulla questione.

Anche perché in questi 11 giorni questa inchiesta inutile, e che tutti sapevano “morta” dal punto di vista penale fin dal principio, è stata utile per farci sapere dettagli della vita di Morisi che nulla avevano a che fare con il presunto spaccio.

Abbiamo quindi scoperto che Morisi è omosessuale, persino i dettagli delle sue pulsioni erotiche, le posizioni preferite, le chat. La cosa bella è che tutto questo è stato oggetto di scherno e godimento per centinaia di persone sui social. «Tu pensa, l’assistente di Salvini è gay e va con dei ragazzi romeni… La nemesi…», si legge ovunque. Persone che poi però chiedono a gran voce il Del Zan contro la violenza anche verbale per questione di genere e sessualità. I soliti ipocriti.

Morisi è innocente, ma è rovinato, anzi «sputtanato» (perdonateci il termine ma di questo si tratta).

Ma qualcuno, consapevole della sua totale estraneità e labilità dell’inchiesta, ha comunque preferito raccontare, spulciare, divulgare. Tutto lecito? Tutto giusto?

È da tempo che certi rapporti tra stampa (una parte) e magistratura (una parte) regalano vicende come questa. Di persone bersagliate, di cui è stata sbattuta in faccia la vita privata, privatissima ben sapendo che certi dettagli non avevano alcuna rilevanza penale e che le inchieste spesso erano morte ancor prima di cominciare.

Ma lo scopo non era la giustizia, trovare uno spacciatore (se li volete trovare basta fare un giro davanti alla Stazione Centrale di Milano, ad esempio. Ne troverete a decine), salvare qualcuno, scoprire qualche reato. No. Lo scopo era rovinare una persona e di riflesso i suoi contatti più stretti, soprattutto se sono leader di partiti poco amati.

Sarebbe ora di finirla con tutto questo, ma sappiamo benissimo che Luca Morisi non è stato il primo e non sarà l’ultimo.

Ps. Inutile dire che la vita di Morisi è rovinata per sempre. Chi gliela ripagherà?

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