Arriva Hirayama, l’antieroe di Wim Wenders / CLIP

 Hirayama e’ un uomo che ha tante chiavi, ma non e’ ricco. Lavora infatti come addetto alle pulizie dei bagni a Tokyo. È lui il protagonista, un po’ antieroe e un po’ angelo caduto, di Perfect Days di Wim Wenders, applaudito in concorso al festival di Cannes dove ha vinto il premio per il miglior attore protagonista, tra i rivali di Io Capitano di Matteo Garrone essendo anche lui entrato nella shortlist dei 15 titoli per le nomination all’Oscar per il miglior film internazionale (candidato dal Giappone). Arriva in sala dal 4 gennaio con Lucky Red tra i film più attesi di inizio 2024.

Circa cinquant’anni, baffi curati, Hirayama (Koji Yakusho) sembra contento della sua vita semplice. È un uomo metodico, con una vita quotidiana identica a se stessa, divisa tra la passione per le fotografie digitali degli alberi (che seleziona e cataloga in degli scatoloni), la musica (usa ancora le musicassette d’epoca) e i libri, tra cui quelli di William Faulkner e Patricia Highsmith, che prende regolarmente in biblioteca. Per quanto riguarda la musica, gia’ il titolo Perfect Days e’ di per se’ un riferimento al brano cult di Lou Reed, perche’ a Hirayama piacciono i classici del pop-rock come Van Morrison, Otis Redding e Patti Smith che lui ascolta regolarmente nel suo furgone nero pieno di scope mentre gira nella modernissima Tokyo. Che succede in Perfect Days? Ben poco dal punto di vista degli avvenimenti, molto invece dal punto di vista emotivo. Il protagonista, che ricorda i personaggi del muto anche per le poche parole, per un periodo molto breve, come si vede nel film, ospita nella sua piccola casa la nipote adolescente Niko e saltuariamente poi frequenta un piccolo bar dove, ovviamente, ordina sempre le stesse cose. Tra i suoi appuntamenti fissi c’e’ anche quello con un bagno pubblico dove si fa una lunga doccia. Ma infine, dai pochi incontri e dai suoi sogni in bianco e nero, si capisce che nella sua vita c’e’ una lunga zona d’ombra.
“L’idea e’ nata a Tokyo e non avrebbe potuto essere realizzata da nessun’altra parte. Mi piace se una storia e la sua ambientazione sono entrambe una necessita’ . Mentre la scelta dei bagni come location – spiega Wenders, gia’ Palma d’oro per Paris Texas nel 1984 – l’ho amata, da un lato, per la completa bellezza architettonica di questi luoghi sanitari pubblici. Sono rimasto stupito di quanto le toilette possano far parte della cultura di tutti i giorni”. Riguardo alla poeticita’ di questo film, spiega infine Wenders: “Poesia non e’ qualcosa di attribuibile a un film, ma e’ piuttosto una scoperta, un dono che ricevi come regista dai tuoi attori, dai luoghi, dalla luce, da tutto cio’ che occorre per formare qualcosa che si possa definire poesia in movimento”. 

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