Arriva il gas dall’Algeria ma in Italia Draghi ritrova 100 mld di danni causa guerra e caro bollette

Cercasi gas disperatamente. E per farlo il premier Mario Draghi, accompagnato dai ministri degli Esteri, Luigi Di Maio, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, è volato ad Algeri, dove ha incontrato il presidente Abdelmadjid Tebboune e ha siglato una serie di accordi sull’energia e il gas. Di Maio ha firmato con il suo omologo algerino Ramtane Lamamra il protocollo di intesa intergovernativo tra Italia ed Algeria per rafforzare la cooperazione in campo energetico, mentre l’ad di Eni Claudio Descalzi ha siglato in parallelo l’accordo tecnico con i vertici della compagnia algerina Sonatrach, relativo alla produzione di gas, alla quantità contrattuale e alla definizione dei prezzi per il 2022-2023.

“Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico e ne seguiranno altre”, ha aggiunto Draghi. “Il governo vuole difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto. Voglio ringraziare i Ministri Di Maio e Cingolani e l’Eni per il loro impegno su questo fronte”. Per Draghi “i rapporti tra Italia e Algeria hanno radici profonde. L’Algeria è il primo partner commerciale dell’Italia nel continente africano e l’interscambio tra i nostri Paesi è in forte crescita”.

In dettaglio, l’accordo firmato dal presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, e dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, “utilizzerà le capacità disponibili di trasporto del gasdotto (Transmed, ndr) per garantire maggiore flessibilità di forniture energetiche, fornendo gradualmente volumi crescenti di gas a partire dal 2022, fino a 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel 2023-24”, ha comunicato Eni in una nota. Il gas proveniente dall’Algeria rappresenta il 31% dell’import italiano, una percentuale seconda solo a quella della Russia di Putin. Dal deserto algerino il gas arriva nel nostro Paese attraverso TransMed, il gasdotto che passa dalla Tunisia e attraversa il Mediterraneo per poi approdare in Sicilia, a Mazara del Vallo. Il tubo non lavora a pieno ritmo e ci sarebbero i margini, secondo fonti diplomatiche, per aumentare del 30% l’importazione del metano algerino. Il che consentirebbe, secondo i calcoli, di ridurre velocemente di circa un terzo le importazioni di gas dalla Russia.

Nell’ottica di spezzare “il prima possibile” la dipendenza energetica dell’Italia da Mosca l’Italia punta quindi a rafforzare gli accordi con l’Algeria e non solo: il viaggio in Nordafrica è la prima tappa di una strategia che porterà Draghi a visitare, entro la seconda metà di aprile, anche l’Angola, il Congo e il Mozambico. La crisi energetica è in cima alle preoccupazioni del governo italiano, per l’impatto su famiglie e imprese ma anche sulla realizzazione del Pnrr. Per questo l’Italia intende “rafforzare la cooperazione energetica” con questi Paesi, come ha ribadito Di Maio, che ha già fatto tappa anche in Qatar e Azerbaijan per preparare il terreno di nuove intese. Nel frattempo la diplomazia italiana continua a lavorare sulla proposta di imporre un tetto europeo al prezzo del gas, mossa che avrebbe il doppio effetto di ridurre il prezzo e di penalizzare Mosca quanto le sanzioni. Un altro fronte è quello delle energie rinnovabili: dovrebbe tenersi mercoledì, secondo quanto si è appreso, una nuova riunione del Consiglio dei ministri in tema di energia, che potrebbe appunto portare all’adozione di nuove misure per accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Il tutto per cercare di scongiurare gli effetti peggiori dello stop al gas russo, la cui sostituzione “su vasta scala con altre fonti energetiche”, come ha avvisato il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini, “richiede anche nette, urgenti decisioni pubbliche”. Un ulteriore peggioramento della crisi energetica rischia di far precipitare nuovamente il nostro Paese in recessione: già nel primo trimestre dell’anno il Pil italiano si è contratto di poco più dello 0,5%, come ha sottolineato la stessa Bankitalia. Le conseguenze della guerra in Ucraina, con l’aumento dei prezzi dei beni energetici e le difficoltà dovute alle sanzioni, che stanno interessando alcuni settori in modo particolare, possono infatti essere estremamente gravi. Il bollettino economico di Palazzo Koch, in uscita a breve, ipotizza tre scenari, da quello più favorevole, cioè una rapida risoluzione del conflitto, fino al peggiore, una guerra prolungata e accompagnata “da un taglio totale delle forniture di metano dalla Russia fino alla fine dell’anno”. Questo scenario porterebbe, a giudizio di Signorini, a “una diminuzione del Pil tra quest’anno e l’inizio del 2023”.

Secondo i calcoli del Centro studi economia reale dell’economista ed ex viceministro Mario Baldassarri, i danni della guerra e del caro energia per il Paese potranno superare i 100 miliardi nell’anno, di cui 40 già riconosciuti dal governo: una cifra a fronte della quale il Def prevede solo 5 miliardi di sostegni. Come ha evidenziato lo stesso Baldassarri al congresso Fisascat Cisl dello scorso 7 aprile, la crescita per il 2022 si preannuncia inferiore al 2% rispetto al 4,2% previsto ad ottobre 2021, mentre l’inflazione è attesa al 6%, rispetto all’1,6%: numeri che rendono verosimile uno slittamento a metà 2023 del ritorno alle condizioni pre-covid. “Per evitare la brusca frenata”, ha spiegato Baldassarri, “occorre dare immediatamente un sostegno di 40 miliardi di euro a famiglie e imprese, trovando le risorse nei 900 miliardi di spesa pubblica che contengono 50 miliardi di sprechi e malversazioni e 80 miliardi di tax expenditure”.

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