sabato, 1 Febbraio 2025
Austin Butler, in Bikeriders sono un lupo solitario in moto
Musica di scarichi Harley Davidson
(il suono di queste bicilindriche di Milwaukee è oggetto di
copyright), muscoli in bella vista, chiodi in pelle nera
d’ordinanza con variopinti patchwork e una cultura
necessariamente molto macha. Benvenuti in The Bikeriders, film
diretto da Jeff Nichols, in sala dal 19 giugno con Universal
Pictures.
Un film, questo di Nichols, non solo sulle bande di
motociclisti, tipo Hells Angels, che scorrazzano per l’America
sulle loro moto personalizzate, ma anche divertente, romantico,
pieno di passione e anche per certi versi antropologico con il
racconto di questa contro cultura, quella dei bikers degli anni
Settanta, che a un certo punto cambia degradando verso la
violenza.
Il tutto ispirato all’omonimo fotolibro del 1968 del fotografo
Danny Lyon, che racconta le vicende del moto club degli Outlaws
MC. The Bikeriders segue esattamente l’ascesa di un club di
motociclisti come i Vandals. Protagonisti Kathy (Jodie Comer)
che entra a far parte del gruppo dopo aver sposato il più
irriducibile e folle dei motociclisti di nome Benny (Austin
Butler) e poi Johnny (Tom Hardy), il leader della banda,
coraggioso e normale allo stesso tempo (ha moglie, figli e anche
un lavoro da camionista). Lui è l’unico uomo che Benny rispetta
e verso cui prova autentica fedeltà e Kathy capirà ben presto
che proprio con lui dovrà condividere l’affetto del marito.
“Io il nuovo James Dean? – dice Austin Butler oggi a Roma – Significava molto per me, ma non ci sono confronti con lui.
Quello che mi ha sempre attratto di lui è quanto fosse
animalesco, spontaneo ma anche vulnerabile. Una volta avevamo da
una parte Marlon Brando che diceva vaffanculo, dall’altra,
Montgomery Clift che diceva per favore: aiutami. Nel mezzo c’era
James Dean”.
E ancora l’attore (Elvis diBaz Luhrmann e, irriconoscibile, in
Dune parte 2): “Sono cresciuto con mio padre in moto. Andavamo a
fare lunghe corse e poi, quando avevo sedici anni, mi ha portato
in un parcheggio per insegnarmi a gestirla nelle curve. Che moto
ho oggi? Ne ho tre: una Harley Shovelhead del 1966, un’altra
Harley Softail e, più recentemente, ho comprato una Triumph
Bonneville”.
“Il personaggio di Benny è una specie di lupo solitario –
continua Butler -. Eppure c’è in lui dell’umanità e nei Vandals
ha finito per trovare una sorta di figura paterna in Johnny.
Quando poi incontra Kathy si innamorano e si sposano molto
rapidamente, ma è uno sempre pronto a fuggire”.
Sottolinea, infine, il regista Jeff Nichols: “I film sui
motociclisti erano un sotto-genere negli anni ’60 e ’70, lavori
di serie b. E molti di loro erano davvero malfatti. Ma se guardi
a Quei bravi ragazzi di Scorsese, lui stava raffigurando una
sottocultura proprio come quella che racconto io. In questo film
c’è la stessa struttura”.
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