Australia, diario di un viaggio. Sidney (parte 2)

In Australia, la colazione è una cosa seria: se Canberra, la capitale, si vanta di offrire quelle migliori del Paese, anche Sydney le prende molto sul serio. C’è solo l’imbarazzo della scelta: dall’immancabile avocado toast (impossibile andare in Australia e non assaggiarlo neanche una volta) alle uova cucinate in tutti i modi possibili. Il momento della colazione può essere anche quello ideale, per chi ha coraggio, per provare la vegemite, la famigerata crema a base di estratto di lievito. Dal colore scurissimo, impossibile da paragonare a qualsiasi altro cibo mai assaggiato in Italia o all’estero, o piace (i bambini australiani la mangiano come noi mangiamo la Nutella) o non si riesce neanche a mandare giù un boccone. Se volete rischiare, ordinate in qualsiasi bar un toast su cui spalmare una bella dose burro e un leggerissimo strato di vegemite e ricordate: iniziate con un piccolissimo morso.

Il tour alla scoperta della Sydney aborigena continua con la visita a Barangaroo: una riserva circondata dai grattacieli che raccoglie oltre 75.000 esemplari di flora locale affacciata sulla baia. I sentierini sono delimitati da blocchi di ocra che, come spiega la guida aborigena, rivestono un particolare significato per le tribù. Basta bagnare la pietra e passarci sopra un dito per produrre il pigmento naturale che viene usato per decorare la pelle durante le cerimonie tradizionali. Non solo: l’ocra di può anche mangiare. Il procedimento per “cucinarla” era semplice: prima veniva polverizzata per creare una sorta di farina con cui poi realizzare delle piccole palline. L’occasione è ideale anche per scoprire come funziona il sistema totemico, perno della cultura aborigena. Al di là dell’aspetto spirituale, si trattava di un meccanismo studiato per gestire risorse scarse e sopravvivere in territori spesso desertici. A ogni aborigeno venivano assegnati diversi totem in base a quelli del padre e della madre, alla tribù di appartenenza, in alcuni casi al giorno di nascita, in altri alla decisione degli anziani dopo una cerimonia di iniziazione (ogni tribù aveva le sue regole). Il singolo aveva poi il dovere di proteggere i suoi totem e il divieto assoluto di mangiarli o cacciarli, in modo da mantenere l’equilibrio dell’ecosistema.

Dopo una sosta per il pranzo, magari al bar sul tetto del Museo di arte contemporanea per godere della vista, si può rimanere in tema giardini visitando i Royal Botanic Gardens. Al loro interno sorge una sorta di piccolo castello goticheggiante, la Government House, costruito alla fine dell’Ottocento per ospitare i cavalli dell’allora governatore. Il giardino è costeggiato da Macquarie street, che ospita i palazzi istituzionali e alcuni degli edifici più antichi della città: tenete gli occhi puntati verso l’alto per trovare il palazzo decorato con enormi koala di pietra. L’attrazione che attira turisti da tutto il mondo è la «sedia della signora Macquarie», una roccia trasformata in panchina che offrirebbe la miglior vista della città sull’Opera house. Per un italiano però non può mancare una tappa per cercare la Fontana del Porcellino: la copia precisa – fessura per far cadere le monetine e vedere esauditi i propri desideri compresa – dell’originale di Firenze. Si trova proprio davanti all’ospedale e venne regalata alla città negli anni Sessanta dalla marchesa Clarissa Torrigiani come ringraziamento: le donazioni servono a raccogliere fondi per i malati.

Da non perdere: Un giro nel quartiere di Marrickville, dove si trova la Grifted brewing company, che produce una delle birre più popolari della città. Poco lontano si trova anche Clay Sydney, laboratorio dove si impara a lavorare la ceramica (non dimenticate abiti da battaglia): le creazioni, su richiesta, possono essere spedite direttamente a casa. Sempre in tema distillerie, dopo cena merita una visita la Brix distillery, che serve solo cocktail fatti con i suoi rum, hamburger e un ottimo tiramisù.

Dove mangiare: A pochi minuti a piedi da Barangaroo, trovate il ristorante Bea. Fate come i locali e ordinate un cocktail prima di iniziare il pranzo. Ogni ristorante ne offre un’ampia scelta, da quelli classici a quelli più originali creati dalla fantasia degli chef. Da provare l’agnello.

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