sabato, 28 Dicembre 2024
Aviaria, mutazioni in virus che ha causato caso grave in Usa
Le analisi dei campioni prelevati dal
primo paziente con una forma grave di influenza aviaria negli
Stati Uniti hanno mostrato che il virus presentava mutazioni
osservate in precedenza in altri casi di infezioni da A/H5N1
registrate in altri Paesi e spesso caratterizzate da particolare
gravità. Lo hanno fatto sapere i Centers for Disease Control and
Prevention americani. Le analisi indicano che le mutazioni si
sono sviluppate nel paziente e non si sono diffuse ai suoi
contatti.
Lo scorso 13 dicembre il dipartimento della Salute della
Louisiana ha fatto sapere che un uomo di 65 anni era stato
ricoverato in condizioni critiche a causa di un’infezione da
virus dell’influenza aviaria A/H5N1.
I test hanno ora confermato che la forma di virus che ha
infettato il paziente è di tipo D1.1, che circola negli uccelli
e era stata responsabile dei recenti casi umani in Canada e
nello Stato di Washington. L’infezione, quindi, non è connessa
al ceppo di virus che da quasi un anno circola nei bovini in Usa
(B3.13).
La peculiarità dell’infezione del paziente della Louisiana è
la presenza di mutazioni a carico del gene per l’emoagglutinina,
una proteina posta sulla superficie del virus che gli permette
di attaccarsi alle cellule umane. “I cambiamenti – precisano i
Cdc – sono stati probabilmente generati dalla replicazione di
questo virus nel paziente con malattia avanzata”. I test,
infatti, non hanno rilevato questa caratteristica nei campioni
animali analizzati. “Questi cambiamenti sarebbero più
preoccupanti se trovati negli ospiti animali o nelle prime fasi
dell’infezione quando questi cambiamenti potrebbero facilitare
la diffusione a contatti stretti”, aggiungono i Cdc. “In
particolare, in questo caso, non è stata identificata alcuna
trasmissione dal paziente in Louisiana ad altre persone”.
Queste mutazioni non sono una novità assoluta. Sono
strettamente correlati a ceppi noti “che potrebbero essere
utilizzati per produrre vaccini, se necessario”, concludono i
Cdc.
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