Azzollini, la nomination a Garrone? Sappiamo fare grandi film

La nomination all’Oscar per il
miglior film internazionale a Io Capitano di Matteo Garrone “è
una grande cosa per tutta Italia, in un momento nel quale
spesso, anche sui tavoli ministeriali, ci si lamenta che
l’italia non ha un riscontro positivo sull’audiovisivo, una
notizia meravigliosa come questa conferma che siamo ancora
capaci di realizzare grandi film e che siamo ancora appetibili
nei mercati internazionali” lo dice all’ANSA Corrado Azzollini,
presidente nazionale di Confartigianato Cinema e Audiovisivo in
un’intervista sulle ipotesi che sarebbero al vaglio del
ministero della Cultura di riforma del tax credit cinema che più
allarmano i piccoli e medio produttori e distributori. Fra
queste, poter accedere al credito d’imposta per un film solo se
si ha già un contratto con una delle prime 15 aziende di
distribuzione in Italia o avendo un’uscita in sala garantita per
almeno una settimana e tre proiezioni quotidiane in almeno 100
sale.
    “Così verrebbero totalmente escluse dal tax credit le micro
e piccole imprese (che realizzano in media film tra 500 mila e
due milioni di euro) perché vengono richiesti obblighi ai quali
non potrebbero mai adempiere” spiega. Da dati numerici “che
abbiamo potuto visionare qualche giorno fa in un incontro con il
dg cinema Borrelli è evidente che ci sono stati costi eccessivi
in due ambiti del credito d’imposta: quello concesso a imprese
estere e l’altro sui contribuiti dati alle grandi imprese, che
già percepiscono gran parte dei fondi non solo legati al tax
credit”. Invece con la riforma a cui si starebbe lavorando “verrebbero escluse quelle imprese che non hanno determinato gli
sprechi e che garantiscono il made in Italy, visto che quasi
tutti le maggiori imprese del settore in Italia sono ormai
partecipate da multinazionali”. Si parla tanto “con questo
governo di made in Italy, ma una normativa come questa gli
andrebbe contro, perché le piccole imprese hanno sempre
garantito i processi creativi e le innovazioni. Così invece
sarebbe molto più difficile per molti registi e autori emergenti
esordire. Io credo la cultura non possa essere legata solo a
un’equazione algebrica”.
   

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