lunedì, 27 Gennaio 2025
Bambino Gesù, ogni anno 40 minori muoiono annegati
Ogni anno in Italia, circa 400
persone perdono la vita per annegamento. Di queste, circa 40 (il
10%) sono minori. Presso i pronto soccorso del Bambino Gesù
negli ultimi 10 anni sono arrivati circa 80 bambini e ragazzi
vittime di incidenti di balneazione. In vista della giornata
mondiale per la prevenzione dell’annegamento del 25 luglio,
istituita dalle Nazioni Unite, gli esperti dell’Ospedale
forniscono le indicazioni per ridurre al minimo i rischi legati
a questo fenomeno. “Sorveglianza, prevenzione e rispetto delle
regole sono i 3 fattori più importanti per evitare pericolosi
incidenti” spiega il dottor Sebastian Cristaldi, responsabile
del DEA II Livello del nosocomio romano.
Secondo i dati sulle cause di mortalità pubblicati dall’ISTAT,
in 10 anni in Italia sono morte 3.760 persone per annegamento.
Di questi, 429 erano bambini e ragazzi (43 circa ogni anno). Nel
Lazio la media di decessi per annegamento è stata di 16 l’anno.
In tutto il centro Italia sono morti 55 minori tra il 2012 e il
2021.
Secondo il rapporto pubblicato dall’Osservatorio per lo
sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli
annegamenti e incidenti in acque di balneazione dell’Istituto
Superiore di Sanità, ogni anno in Italia si registrano 800
ospedalizzazioni per annegamento, circa 60.000 salvataggi (solo
sulle spiagge) e più di 600.000 interventi di prevenzione da
parte dei bagnini.
La prevenzione rappresenta la prima regola a cui attenersi per
ridurre drasticamente il rischio di annegamento di bambini e
ragazzi evitando così possibili tragiche conseguenze. Bisogna
quindi fare in modo di eliminare gli accessi in acqua non
controllati attraverso il corretto utilizzo di barriere fisiche.
Vanno tenute chiuse le porte e i cancelli che portano
direttamente al mare o in piscina. Laddove non siano presenti,
vanno installate le barriere che impediscano l’accesso ai
bambini non accompagnati. Bisogna sempre coprire la piscina con
l’apposito telo nei periodi dell’anno in cui non viene
utilizzata. Controllare la temperatura dell’acqua è un altro
aspetto della di prevenzione: l’acqua del mare e della piscina
non deve essere troppo fredda poiché può causare episodi di
vasocostrizione e aumentare il rischio di malori o mancamenti.
Importante poi è l’uso di braccioli e ciambelle che aiutino i
bambini a restare a galla. Ancora più importante è far prendere
familiarità con l’acqua ai bambini fin dai 6 mesi di vita di
modo che possano iniziare corsi di nuoto già a partire dai 2-3
anni. “La forma di prevenzione più efficace quando si parla di
bambini resta comunque la sorveglianza – spiega il dottor
Sebastian Cristaldi, responsabile del DEA II livello del Bambino
Gesù – Sorveglianza però non vuol dire solo non perdere mai
d’occhio i bambini quando sono vicini o dentro l’acqua, vuol
dire anche stargli vicini in modo da poter intervenire
tempestivamente in caso di imprevisti. Basta un minuto di
distrazione, come una breve telefonata al cellulare, per perdere
di vista il bambino che, immergendosi, non riesce a chiedere
aiuto”.
Nei primi 3 anni di vita un bambino può trovarsi in difficoltà
anche in pochi cm d’acqua, come quelli di una vasca da bagno o
di una piccola piscina gonfiabile. Almeno fino a 5-6 anni di
vita, al mare o in piscina, deve esserci sempre la presenza del
genitore in acqua. Anche i bambini più grandi non debbono
comunque essere persi di vista perché possono essere trascinati
sott’acqua da un’onda o da una risacca.
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