sabato, 22 Febbraio 2025
Barbera, crisi delle sale? Serve un nuovo modo di gestirle
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(ANSA) – ROMA, 12 OTT – Il cinema italiano vive una grande
vitalità, alto valore artistico, pluralità, è sempre in
evoluzione, con registi come Sorrentino, Garrone, Alice
Rohrwacher, maestri come Moretti e Bellocchio e autori
consolidati anche all’estero, da Guadagnino a Pallaoro. Resta
grave, però, nel nostro sistema, la crisi delle sale, legata
anche all’impatto della pandemia. Sono fra i temi affrontati dai
maggiori direttori di festival internazionali nel primo dei nove
incontri della serie ‘Dialoghi sul futuro del cinema italiano”
organizzati nell’ambito della Festa del cinema di Roma al via il
13 ottobre.
“Rispetto al cinema in sala, che deve restare centrale, ci
sono tante criticità, non possiamo nasconderle – spiega il
direttore della Mostra internazionale del cinema di Venezia
Alberto Barbera nell’incontro moderato dal presidente della
Fondazione Cinema per Roma Gian Luca Farinelli -. La prima e la
più grande è la disaffezione del pubblico italiano nei confronti
del nostro cinema”. Bisogna “trovare un nuovo modo di gestire le
sale e la loro programmazione, come sanno bene anche gli
operatori, già al lavoro”. Si deve “investire sulla qualità e
sul realizzare meno film perché non possiamo assorbire 300
titoli all’anno”. Per Carlo Chatrian, direttore della Berlinale, la crisi della
sala acuitasi con la pandemia “è anche una crisi generale di
comunità e socialità, che va oltre il cinema”. Con la pandemia “ci siamo smaterializzati e iperconnessi – osserva Paola
Malanga, direttrice artistica della Festa del cinema di Roma -.
Bisogna riaccendere un desiderio anche della sala”. Per Giona
Nazzaro, direttore del Locarno Film Festival, “se il cinema
continuasse ad esistere senza sale avremo perso un po’ tutti, va
conservato questo tessuto connettivo”. Il cinema italiano “è in ottima salute artistica – sottolinea
intervenendo da remoto Thierry Frémaux, delegato generale del
Festival di Cannes -. Però come in altri Paesi ci sono delle
preoccupazioni”, legate al “rapporto fra pubblico e sala, alla
necessità dell’insegnamento del cinema a scuola e al
consolidamento del patrimonio delle cineteche. Se fossi ministro
della Cultura in Italia partirei da questo”. (ANSA).