Bella Thorne, l’abuso sessuale è pari all’omicidio

“Il messaggio del mio corto
Unsettled è che convivere con un abuso sessuale, come a me è
capitato, è la cosa peggiore in assoluto. È quello che volevo
mostrare in modo che il pubblico potesse davvero immedesimarsi
in quello che Jason, il protagonista del mio film breve, ha
vissuto. La violenza sulle donne, a livello di sofferenza, è
pari a quella dell’omicidio, una cosa quest’ultima verso cui
sono un po’ scettici solo gli uomini”. Così l’eclettica
ventiseienne Bella Thorne, attrice, cantante e regista, oggi al
Taormina Film Fest dove è nel doppio ruolo di attrice e regista.
    È infatti Divinity la protagonista del comedy-horror Saint
Clare di Mitzi Peirone, film ambientato in una piccola città che
racconta la storia di una giovane donna solitaria perseguitata
da voci che la inducono a commettere omicidi che non vengono mai
scoperti o puniti, finché il suo ultimo crimine rivelerà il
perché della sua ferocia ed è invece regista al suo secondo
cortometraggio appunto Unsettled. Qui ad essere abusato è un gay, Jay (interpretato da Jason
Park, il vero protagonista di questo fatto di cronaca avvenuto
nel 2010) capitato una sera in un club-gay sbagliato in
Oklahoma. Il ragazzo si ritroverà poi legato in un fatiscente
bagno per una lunga notte di orrore.
    “Dirigere e scrivere sono diventati importanti per la mia
quotidianità e per la mia stessa sanità mentale. Se fai sempre
lo stesso lavoro alla fine diventi arida e manchi di quella
forza che necessita l’amore per l’arte” dice la Thorne.
    Paura di qualcosa? “Solo delle rielezioni”, facendo riferimento
a Donald Trump.
   

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