Berlinguer, quel dramma collettivo italiano della sua fine

 Pugni alzati e lacrime che sgorgano. Non si passa fuori dall’ospedale di Padova dove migliaia di persone sono raccolte dal pomeriggio del 7 giugno 1984, né davanti alla sede storica di Via delle Botteghe Oscure con il portone aperto e una coda interminabile di studenti, militanti, persone di ogni età. Molte fabbriche spontaneamente si fermano, all’aeroporto di Venezia operai di Porto Marghera non vorrebbero che la salma partisse. Nelle piazze d’Italia ci si fa forza con il viso affossato in quel grande definitivo È MORTO con cui l’Unità dà la notizia l’11 giugno dopo una straziante agonia seguita all’emorragia cerebrale che lo colpì nel mezzo di un comizio a Padova. Politici e personalità da tutto il mondo letteralmente occupano piazza Venezia in fila per rendere omaggio alla salma dove a sorpresa arriva anche il capo della destra Giorgio Almirante. In due milioni di persone lo salutano per sempre nello storico funerale il 13 giugno in Piazza San Giovanni, in una immagine che è simbolo di un’epoca. Fu il dramma collettivo dell’Italia intera, una morte improvvisa che diede da subito il senso del vuoto incrollabile di un politico carismatico e la consapevolezza che nulla sarebbe più stato come allora. Prima della fine – Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer è il film documentario di Samuele Rossi, tre anni di ricerche, basato su un materiale inedito e testimonianze eccezionali: ci sono spezzoni dei suoi comizi tra il 1973 e il 1984 in cui si parla di libertà e democrazia, pane e lavoro, di riscossa delle donne, di lotta per trasformare l’Italia, di pace e progresso. Ma il cuore di Prima della fine, in anteprima al Biografilm di Bologna l’11 giugno, poi in sala dal 13 giugno, distribuito da OpenDDB – Distribuzioni dal Basso, nei principali cinema di tutta Italia, da Bologna a Padova, come a Milano, Firenze e Roma, è il racconto di cosa accadde dal 7 al 13 giugno. Si parte da Padova, da quel comizio con il primo maxischermo e il responsabile delle riprese che decide di sua iniziativa di registrare non solo la voce ma tutte quelle immagini non sapendo che saranno le ultime di Berlinguer. Il suo sorriso, il fazzoletto passato sulla frutte, le parole che incespicano, le forze che mancano e poi la corsa in ospedale in coma da cui non si riprenderà. Il film documenta, in un’era senza social, la disperata attesa dei militanti, l’arrivo della moglie Letizia Laurenti, dei quattro figli Bianca, Maria, Laura, Marco e poi via via Pietro Ingrao, Giancarlo Pajetta, Nilde Iotti, il portavoce Antonio Tatò e dopo giorni di polemiche anche il presidente del Consiglio Bettino Craxi di ritorno da un G7 di Londra. E le migliaia di telegrammi arrivati al Pci, tra cui quello di Vasco Rossi. Su tutti, come sempre per le grandi tragedie italiane di quel tempo, il presidente della Repubblica Sandro Pertini le cui immagini nel film commuovono una volta di più. Arriva a Padova la mattina dell’8 giugno e rimane fino alla fine, come se Berlinguer fosse suo figlio, riportandolo a Roma.
    La memoria collettiva di quegli anni è rinchiusa in queste immagini, un prima e un dopo Enrico Berlinguer, il politico che fece della dignità dell’uomo l’obiettivo del suo programma. 40 anni dopo sembra parlarci ancora con emozione, grazie al lavoro di Samuele Rossi, che ha scovato con la sua e di Giuseppe Cassaro Echivisivi, un materiale oggi storico. Il film è co-prodotto con Salice Production di Cosetta Lagani e Solaria Film di Emanuele Nespeca – in collaborazione con Sky Documentaries.
   

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