Bird, l’amore di Arnold per i giovani ai margini

Bambini cresciuti troppo presto,
abbandonati a se stessi, famiglie disintegrate e ai margini: è
un mondo feroce quello in cui la dodicenne Bailey (Nykiya Adams)
si trova a vivere nel sud dell’Inghilterra e a cercare speranza
per il suo futuro. Andrea Arnold, regista britannica, veterana a
Cannes, tre volte premio della giuria, nel solco del realismo
sociale di Ken Loach torna in concorso per la Palma d’oro con
Bird. Segue il suo percorso di racconto del disagio della
società contemporanea, con impegno naturalistico e guizzi di
poesia, tornando per Bird dalle sue parti, a Dartford nel Kent. La mamma di Bailey sta con un violento che abusa della
piccola Peyton e forse anche degli altri due. La ragazzina,
capelli ricci e tratti africani, vive in una casa occupata dove
ci si sballa tutti insieme con il padre giovanissimo anche lui
(un formidabile Barry Keoghan) che ha deciso di sposarsi con una
coetanea. Il fratello maggiore Hunter (Jason Buda), concepito a
14 anni, vive in un altro squat, è innamorato di una ragazzina
che ora aspetta un figlio ed è in una gang che va a picchiare
gli adulti molestatori. Svegliati bellezza c’è speranza, c’è scritto sui muri di quei
palazzi popolari ed ha le fattezze di Bird (Franz Rogowski), un
ragazzo-uccello che misteriosamente appare tra la natura di quei
posti dove Bailey va a rifugiarsi e a filmare con il telefonino
il volo dei gabbiani. È in cerca dei genitori. Perché alla fine
in questo mondo precario, distrutto dagli adulti, i giovani
fanno rete nel disperato bisogno di amore e di famiglia.
   

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