Cannes 2021: la recensione di Piccolo Corpo di Laura Samani

A Trava, frazione di Lauco, paesino di montagna in provincia di Udine, dal 1660 esiste un santuario dalla storia pressoché unica. Qui infatti per secoli si sono recate i genitori di bimbi nati morti, e per questo non battezzati e destinati al limbo. Si narrava infatti che la Madonna a cui è dedicato potesse regalare un ultimo respiro ai bambini, abbastanza per ricevere il sacramento e andare in paradiso. A questa storia, Laura Samani, regista di Piccolo Corpo, si è ispirata per raccontare la storia di una mamma di un’imprecisata isola del nord est italiano che nel 1901 decide di tentare questo pericoloso e mistico viaggio per salvare il proprio bambino custodito in una piccola cassa di legno. Lungo il tragitto incontra persone di ogni tipo. Nessuna, chi con parole chi con azioni a volte anche violente, sarà in grado di dissuaderla dal proposito. La fede di stare facendo la cosa giusta, l’unica possibile, va al di là di ogni ostacolo…

Ammantato da elementi magici degni di un racconto latinoamericano del ‘900, a cui però contrappone uno stile oltremodo crudo dove i dialoghi sono ridotti al minimo e solo le azioni raccontano i sentimenti, Piccolo Corpo si rivela un grande esordio per il cinema italiano. Laura Samani, regista e co-sceneggiatrice del film, nonostante il budget chiaramente limitato, riesce a valorizzare ogni elemento in suo possesso, dalle splendide ambientazioni ai volti dei propri attori, tutti alla prima esperienza con un lungometraggio e forse anche per questo capaci di sembrare presi direttamente da un’altra epoca e un’altra dimensione, una in cui leggende così particolari possono essere credute. Solo uno sguardo intenso come quello della protagonista, Celeste Cescutti, potrebbe trainare la convinzione, sia del suo personaggio che nostra, suoi spettatori, che arrivando al Santuario si possa davvero compiere un miracolo.

La selezione di Piccolo Corpo alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2021 non è una sorpresa. Sia perché di Laura Samani era già stato selezionato nel 2016 il corto La Santa che dorme, sia – soprattutto – per il valore di un film che saprà farsi valere in tutti gli altri festival in cui sarà invitato. In questa regista friulana, diplomata al Centro Sperimentale di cinematografia, c’è del genuino talento.

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