Cannes: una gallina trionfa alla Semaine

Si è chiusa in gloria la Semaine de la critique, l’ultima firmata dall’autorevole saggista Charles Tesson, con un verdetto unanime che lancia nel firmamento del cinema mondiale un giovane talento del cinema egiziano: FEATHERS (Penne) di Omar El Zohairy è stato eletto all’unanimità il miglior film della selezione e il presidente della giuria, il romeno Christian Mungiu, ha speso parole al miele per segnalare un autore nato proprio alla Cinéfondation di Cannes nel 2014 e ora pienamente in corsa anche per la “Caméra d’or” che sabato consacrerà il miglior debuttante di tutto il festival.
    Si legge film egiziano ed è facile avere la diffidenza spesso riservata fino ad oggi a cinematografie poco diffuse in Europa (e in Italia specialmente) e considerate solo da cinefili e frequentatori di festival. Ma le “penne” di Omar avranno probabilmente un diverso destino perché sono il simbolo di una commedia tanto intelligente quanto esilarante in cui certo si rispecchiano umori e pregiudizi di una società molto diversa da quelle europee, ma descritti con un brio e un acume di portata universale. La storia, in breve, è quella di una tipica famiglia egiziana: padre padrone, donna sottomessa e destinata a servire in casa tutti i maschi della famiglia, bambini sospesi tra idolatria e timore del padre. Il quale non esita a sperperare i magri risparmi per offrire un compleanno speciale al figlio prediletto, con inviti a parenti e amici, pranzo rituale e addirittura un mago ingaggiato per l’occasione. Peccato che la sua attesa esibizione finisca male, col padrone di casa trasformato in…gallina. Da quel momento non solo cala il gelo intorno alla famiglia e tutti i suoi componenti si devono adoperare in ogni modo per salvare il pollastro da un probabile destino nel forno; ma soprattutto appare necessario provvedere a uno stipendio che rimpiazzi quello del maschio di casa. Per una donna non è facile trovare lavoro nella chiusa società egiziana, né difendere il suo onore.
    Coraggiosa quanto Penelope, capace ogni giorno di più di mostrare un piglio battagliero e orgoglioso, la donna scopre finalmente che non obbligatorio dipendere dagli uomini e che il marito, sempre temuto e riverito, è adesso un pennuto senza difese. Inutile raccontare tutti i risvolti della trama (basti dire che la donna andrà a lavorare in una “fabbrica” del pollame) né rivelare il colpo di scena finale. Meglio sottolineare l’arguzia della metafora, la semplicità senza trucchi di post produzione con cui una vera gallina tiene la scena da protagonista, la bravura di un intero cast che ha la naturalezza e l’empatia del nostro miglior cinema neorealista mettendosi al servizio di una commedia sempre sorprendente.
    Il trionfo di FEATHERS (con applausi a scena aperta) è anche l’indizio di un cambio di scenario che sembra destinato a passare dal mondo chiuso dei festival a quello dei mercati internazionali: il cinema che adesso si produce di là dal Mediterraneo, tra Egitto, Libano, Palestina e – più in generale nel mondo arabo – sta cambiando marcia e si propone come l’autentica novità del momento. Se ne ha la riprova a Cannes con film di questa matrice in tutte le sezioni; se ne avrà conferma a Venezia con una vera “New Wave” destinata a contagiare gli appassionati non necessariamente specialisti. Il fatto è che questa nuova leva di autori è cresciuta alimentandosi col miglior cinema internazionale, sa come usare i modelli narrativi, le metafore, il paradosso per liberarsi dalle pastoie di una tradizione spesso legata a pregiudizi atavici e ad oscurantismi settari (basti vedere in questi giorni i film di Nabil Ayoush o di Leyla Bouzid) e propone la verità del cinema del reale con una sincerità universale che non disdegna scelte di linguaggio capace di farsi comprendere e amare a tutte le latitudini.
    Si dice sempre che la lezione neorealista ha cambiato il mondo. Adesso forse siamo di fronte a una rilettura di quello spirito profondo che può cambiare il nostro dialogo con le società di là dal mare, tanto lontane ma anche tanto vicine alla vecchia Europa. (ANSA).
   

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