Carfagna, Gelmini riablitate dalla solita sinistra che possiede la verità, non la memoria

Correva l’anno 2008 quando, da un palcoscenico a Piazza Navona, la comica Sabina Guzzanti proferiva insulti irripetibili verso l’onorevole Mara Carfagna. A difenderla, all’epoca, solo i compagni di partito. Nessuno, nel centrosinistra iper-femminista, osò pronunciare parole di solidarietà.

sabina guzzanti al no cav day berlusconi carfagna www.youtube.com

Per i quattordici anni successivi Carfagna è stata derubriacata, nelle contrade progressiste, a fenomeno calendar-televisivo, miracolata da Berlusconi sulla strada dello showbiz. Stesso dicasi di Maria Stella Gelmini, fino a l’altro ieri considerata mera portaparola del Cav, nonché uno dei peggiori ministri dell’Istruzione della storia repubblicana, responsabile di tagli criminali al personale scolastico.

In questa fase magmatica della politica italiana, è incredibile la velocità con cui le due esponenti ex forziste sono state riabilitate dalla ditta di centrosinistra.

Lo stesso Calenda, che con Carfagna pochi mesi fa aveva avuto una mezza rissa via twitter (“Cafone viziato”) oggi presenta le due new entry del suo partito suonando la fanfara. Destino curioso: per la coppia Carfagna-Gelmini, che pure vanta una legittima carriera politica fatta anche di impegno e abnegazione, è stato molto semplice farsi accettare nel circolo delle persone perbene. Bastava semplicemente saltare dall’altra parte della barricata.

Ormai non ci stupiamo più di queste riabilitazioni fulminee. E’ quasi la regola. Umberto Bossi era un pericoloso sovversivo, ma solo fino a quando non si accordò con D’Alema per demolire il governo Berlusconi uno: a quel punto divenne un “federalista illuminato”. E’ un po’ la stessa parabola percorsa da Gianfranco Fini, che in principio era lo spauracchio nero della democrazia, il neo-fascista neanche tanto “neo”. Gli è bastato strizzare l’occhio ai temi cari alla sinistra sugli immigrati, per essere immediatamente usato in chiave anti-Berlusconi. Il paradosso è che se Fini oggi non è più fascista, nella narrazione che conta lo sarebbe addirittura Giorgia Meloni, che pure di Fini era allieva, nonostante sia molto più giovane di lui e il fascismo non l’ha visto neanche col binocolo.

Insomma, il centrosinistra vanta ancora un privilegio intoccabile. Quello di assegnare o ritirare patenti di agibilità politica. E lo fa arbitrariamente, in base a puri interessi elettorali. Passi dalla nostra parte? Sei un grande statista. Resti sulla sponda nemica? Sei un pericoloso criminale. Con buona pace della verità, e del senso del ridicolo.

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