domenica, 24 Novembre 2024
C’è chi combatte, chi cerca la pace e chi, comunque ha già perso la guerra in Ucraina
Dopo decenni di fiero non allineamento la Finlandia è diventata il 31esimo Paese a far parte dell’Alleanza atlantica. Si tratta di un evento storico sancito ufficialmente lo scorso 4 aprile che coincide con l’anniversario della nascita dell’alleanza militare avvenuta il 4 aprile 1949. L’ultima nazione ad aderire alla Nato era stata nel 2020 la Macedonia del Nord. «La sicurezza e la stabilità sono elementi che sentiamo forti i russi cercano sempre di creare paura attorno a loro, ma noi non abbiamo paura», ha affermato Sauli Niinisto, presidente della Repubblica finlandese, durante la dichiarazione congiunta insieme a Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, nell’ambito della riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi dell’Alleanza atlantica. Poi il presidente finlandese ha aggiunto: «Siamo vicini al futuro con 32 membri, con la Svezia, il cui ingresso è molto importante». A questo proposito il segretario generale della NATO ha detto che «sul prossimo obiettivo dell’adesione della Svezia saremo presto pronti alla sua adesione, nell’ambito di un progetto trilaterale che comprende Finlandia, Svezia e Turchia», facendo intendere di averne parlato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che è alle prese con una complicata campagna elettorale che lo vede in difficoltà nei sondaggi (sarebbe sotto di 10-14 punti dal suo avversario Kemal Kilicdaroglu).
La Finlandia è il 31esimo Paese a far parte dell’Alleanza atlantica, il 22esimo Paese dell’Unione europea a essere parte anche della NATO (restano fuori Austria, Cipro, Irlanda, Malta e Svezia) e con la sua adesione non c’è più quella sorta di «Stato cuscinetto» tra la Russia e il blocco NATO, visto che Russia e Finlandia condividono oltre 1.300 chilometri di frontiera.
L’allargamento della NATO è un tema che Putin utilizza da anni per giustificare i suoi interventi armati nei Paesi confinanti e le minacce alla Comunità internazionale quando in realtà coloro che hanno deciso di aderire all’Alleanza atlantica lo hanno sempre fatto in virtù delle minacce di Mosca. Lo stesso vale per coloro che hanno chiesto di entrare nell’Unione Europea. Per il segretario di Stato Usa americano Antony Blinken l’ingresso della Finlandia nell’Alleanza atlantica «è l’unica cosa per cui possiamo ringraziare Vladimir Putin», mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che «insieme, rafforzati continueremo a preservare la sicurezza transatlantica, a difendere ogni centimetro del territorio della NATO». Biden ha invitato la Turchia e l’Ungheria a ratificare «senza indugio l’ingresso della Svezia nell’Alleanza atlantica».
Un altro risultato “raggiunto” da Vladimir Putin si è visto negli scorsi giorni durante la conferenza tenutasi presso la base aerea di Ramstein in Germania dove Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia hanno «avviato la costituzione di una flotta aerea unificata per aumentare le proprie capacità di difesa rispetto alle minacce esterne».
Attorno alla figura di Vladimir Putin i propagandisti del Cremlino aiutati dai loro amici occidentali hanno costruito negli anni l’immagine di un uomo forte e risoluto capace di introdurre strategie vincenti in ogni occasione, ma in realtà le cose sono molto diverse. L’invasione dell’Ucraina da lui fortemente voluta è stata un clamoroso errore tanto che oggi i russi non sanno più come uscirne anche se la propaganda continua nel dire che la cosiddetta operazione speciale prosegue senza problemi e che «tutti gli obbiettivi verranno raggiunti».
Per il momento quello che è accaduto è questo: in guerra sono morti almeno 220.000 soldati russi molti dei quali mandati al fronte senza addestramento e senza equipaggiamento, non si contano i carri armati e gli aerei distrutti dagli ucraini, dalla Russia sono fuggite più di un milione di persone (e l’esodo continua) tutte terrorizzate dall’idea di essere chiamate alle armi e tra loro ci sono molti scienziati e ricercatori un fatto che creerà molti problemi nel futuro. L’esercito russo che fino al 24 febbraio 2022 era ritenuto formidabile in realtà si è dimostrato del tutto inefficiente a causa dell’endemica corruzione (i comandanti vendono al mercato nero tutto quello che possono), e a causa di moltissimi errori di pianificazione commessi da comandanti inadeguati. Prova ne è il fatto che sono stati continuamente sostituiti tutti i generali responsabili della cosiddetta «operazione speciale». L’ultimo è il colonnello generale Rustam Muradov, comandante del Gruppo delle forze orientali (Egf) in Ucraina, licenziato ieri dal ministero della Difesa russo.
Secondo l’aggiornamento quotidiano dell’intelligence britannica «sotto il comando di Muradov l’Egf ha subito perdite eccezionalmente pesanti negli ultimi mesi dopo assalti concepiti male che hanno più volte fallito nel tentativo di conquistare Vuhledar nel Donetsk. Operazioni che hanno attirato forti critiche, anche dalle truppe di Muradov». L’intelligence britannica ricorda che «Muradov ha assunto il comando dell’Egf dopo il tentativo disastroso di assaltare Kiev dal nordovest durante le fasi iniziali dell’invasione su vasta scala ed è il militare russo più alto in grado silurato dall’inizio dell’anno. È probabile che non sia l’ultimo dato che la Russia continua a non raggiungere i suoi obiettivi nel Donbass».La Russia è stata pesantemente sanzionata e il peso di tutto questo si inizia a vedere, tanto che lo stesso Putin lo ha dovuto ammettere recentemente: «Le sanzioni imposte contro la Russia possono avere un impatto davvero negativo sull’economia nel medio termine»; una cosa che Putin fino a pochi giorni fa negava ostinatamente affermando: «La nostra economia continua a crescere grazie alla domanda interna».
I russi un tempo rispettati sul piano diplomatico internazionale oggi sono totalmente isolati e talvolta derisi come avvenuto Sergei Lavrov in India, fatta eccezione per la Cina che sta sfruttando abilmente la situazione di debolezza russa per accaparrarsi a prezzi stracciati petrolio e gas, l’Iran altro paese isolato e plurisanzionato, la Nord Corea di Kim Jong-un e la Siria di Bashar al-Assad, due dittatori invisi in tutto il globo. Un giorno (nessuno sa quando) la guerra in Ucraina finirà e la Russia dopo essere comparsa davanti a tutti i tribunali internazionali, dovrà pagare i danni di guerra dopo aver distrutto l’Ucraina e a questo proposito alcune stime parlano di almeno 400 miliardi di dollari. Infine nessuno è in grado di prevedere cosa accadrà in Russia dopo il conflitto e lo stesso vale per tutte le Repubbliche dell’ex Impero sovietico (in primis la Bielorussia), che potrebbero implodere con tutte le conseguenze che tutto questo provocherà. A titolo di esempio la storia ci ricorda che dopo l’invasione russa e la conseguente guerra in Afghanistan durata dieci anni (1979-1989) l’Unione Sovietica si dissolse completamente. E solo a pensarci vengono i brividi.