Cinema, ai “giovani” autori redditi sotto la soglia di povertà

(di Francesca Chiri) Altro che bamboccioni. Quando lavori
per il cinema come autore non è l’impegno, né il gender gap a
pesare a fine mese – in alcuni casi l’essere donna si può anche
rivelare un vantaggio – ma l’età: puoi essere bravissimo, aver
studiato anni, fatto mille esperienze ed essere richiestissimo
ma se sei giovane (al pari di molte altre professioni), è
matematico che il tuo lavoro verrà pochissimo retribuito.
    Al punto che solo il 25% degli under 35 guadagna un reddito
che sia al di sopra della soglia di povertà di 15.000 euro
all’anno.
    Il dato emerge da un sondaggio che hanno realizzato gli
associati under 35 di WGI e 100Autori, su un campione di 161
sceneggiatori e registi giovani. Chi è sceneggiatore ha un
reddito medio annuo 12.229 euro, ma il 50% di loro guadagna meno
di 5mila euro l’anno. Chi è regista guadagna mediamente 13.947
euro e la metà di loro arriva a meno di 7mila euro l’anno.
    Si tratta dunque di un mercato del lavoro complesso, in linea
con la condizione generale degli under 35 in Italia, con la
differenza che in questo caso spesso lavorare gratuitamente o
quasi sembra essere considerato un requisito per dimostrare la
propria passione e determinazione. In questo modo la professione
resta inaccessibile a chi non vive in una condizione
privilegiata. Così è nato il Collettivo U35, gruppo trasversale
100+Wgi che collabora con Anac, per fare rete, informazione e
fronte comune ai grandi cambiamenti oggi in atto nel settore:
domani si riuniranno al Cinema Farnese di Roma per organizzare
un incontro (nell’ambito dell’XXI edizione delle Giornate degli
Autori) dal titolo “Non chiamateci giovani” per illustrare sia i
dati del sondaggio, sia per discutere delle reali condizioni di
lavoro e di accesso a una professione che “continua a essere una
eccellenza italiana nel mondo ma per svolgere la quale troppo
spesso si è costretti anche a lavorare gratuitamente”. Una
professione in un settore per molti impenetrabile e che tende a
bollare come sinonimi termini come gioventù e incompetenza.
    Eppure i nuovi professionisti esistono: investono sulla
formazione specialistica, fanno percorsi di inserimento
professionale come i tirocini, poi finalmente entrano nel mondo
del lavoro, tanto che il 70% di loro ha frequentato almeno un
corso professionalizzante.
    Raffaele Grasso è uno di loro: giovane lo è effettivamente,
ha 29 anni, ma ha già un’esperienza notevole avendo, tra l’altro
lavorato come assistente alla regia sulle serie Esterno Notte di
Bellocchio e su M – Il figlio del secolo, sul mediometraggio O
Night Divine di Guadagnino. Per il Collettivo sta lavorando come
coordinatore: “non per rivendicare messaggio politici ma per
capire meglio come il mondo del cinema sta cambiando, anche con
l’arrivo della nuova normativa di settore”.
    A dialogare con i “giovani” ci saranno tecnici, legali e
commercialisti “per capire come gestire la professione” nel
nuovo quadro normativo. E anche come fare squadra con le altre
professioni del comparto per promuovere il cinema “indipendente”
che sempre più spesso fa rima con “esordiente”.
   

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