Cineturismo: ciak qui si fattura

È diventato un affare di Stato, non una questione che si discute tra enti del turismo o tra assessorati. Questa volta è sceso in campo nientemeno che un presidente della Repubblica. Emmanuel Macron tra un G7, una manovra economica e un vertice a Bruxelles, ha dedicato parte della sua fitta agenda a una serie di Netflix. Da quando lo sceneggiatore Darren Starr ha trasferito il set della popolare serie tv, Emily in Paris a Roma, l’inquilino dell’Eliseo non dorme sonni tranquilli. Il video che ritrae l’attrice protagonista, Lily Collins, mentre sorseggiando una tazzina di caffè, dice raggiante: «Nessun posto al mondo è come Roma», confermando quindi che la quinta stagione si svolgerà nella Capitale, per Macron è stato un colpo al cuore. Forse aveva sperato, fino all’ultimo, che Emily avrebbe riallacciato con il fidanzato francese, ma quando la trama ha preso il verso di far trionfare il fascino latino, con un nuovo amore romano, per Macron è stato peggio che vedere il sinistroso Jean-Luc Mélenchon conquistare l’Eliseo. La sequenza della giovane coppia che gira in vespa tra le località più visitate e celebri di Roma, ed Emily che si congeda dal pubblico aprendo una finestra sui tetti della Città Eterna, sono state pugnalate. Bizzarrie di un politico? Per capire la portata della questione basti pensare che la moglie, la première dame Brigitte, è apparsa in una puntata dell’ultima stagione. Comparsata di cui il presidente si è detto «molto fiero». Brigitte «è stata contenta di farlo, penso che sia buono per l’immagine della Francia».

Quindi come digerire che la serie abbandoni Parigi. Mai e poi mai. Così, in un’intervista a Variety, ha lanciato la bomba: «Emily in Paris a Roma non ha senso. Lotteremo duramente. E chiederemo loro di rimanere a Parigi» esprimendo l’auspicio che dopo l’ultima stagione, la quarta, che si è conclusa con il trasferimento della protagonista, Lily Collins, a Roma, ci sarebbe poi stato un ritorno sugli Champs Elysées. Inaspettata, anche questa, la replica del sindaco, Roberto Gualtieri: «Caro Emmanuel Macron, tranquillo: Emily a Roma sta benissimo. E poi al cuor non si comanda: facciamo scegliere lei», seguita da un emoticon che strizza l’occhio. A chiudere la partita, mentre i social si infiammavano, è stato lo stesso Darren Star, confermando che le «vacanze romane» di Emily continueranno anche nella quinta stagione. «Non significa che non sarà a Parigi. Semplicemente sarà anche a Roma». Emmanuel, stai sereno.Difficile, perché dietro questo botta-e-risposta, c’è il business. Le serie tv, specie quelle più popolari, sono un catalizzatore per il turismo, più efficaci di qualsiasi campagna di marketing. Bastano alcuni dati. Secondo uno studio riportato in Cinema, ambiente e territorio, curato da Elena dell’Agnese e Antonella Rondinone, «ogni euro investito in produzioni audiovisive produce, sul territorio in cui viene effettuato, un reddito tra i 3,35 e i 3,54 euro». E un rapporto del 2023 di Jfc , operatore del settore, stima che il cineturismo ormai sarebbe in grado di generare un valore pari a 600 milioni di euro a favore delle località coinvolte. Perché avviene questo? Un’indagine del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi dell’Università Cattolica (Ce.R.T.A.) ha svelato che nella scelta di viaggi e destinazioni turistiche, sia per i giovanissimi che gli adulti, sono determinanti i canali digitali (i social e i canali specializzati) e subito dopo l’audiovisivo. Film e serie tv hanno una forte influenza sulle decisioni sia per la generazione Z (55 per cento) sia per i tardo millennials (49 per cento) sia per i nati tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Se per queste fasce di età, native digitali, l’online è predominante, l’effetto del cinema e delle serie tv è comunque molto importante ai fini del business turistico. Massimo Scaglioni, direttore scientifico del Centro di ricerca, spiega che «i prodotti audiovisivi possono attirare l’attenzione del pubblico su un territorio e stimolare la visita e questo conferma l‘importanza delle produzioni e degli enti locali nella promozione dei territori».

Serie locali come il Commissario Montalbano, L’amica geniale o Emma Tataranni hanno attirato attenzione e turismo in zone prima sconosciute, o ai margini dei circuiti turistici. Ovviamente ancora più importanti sono le produzioni internazionali come Ripley che ha fatto conoscere Atrani sulla Costiera Amalfitana, forse il più piccolo paese d’Italia, diventato popolarissimo presso il pubblico americano, lontano dal turismo di massa che caratterizza altre celebri località quali Amalfi e Positano. Le strutture ricettive della zona hanno registrato un aumento delle prenotazioni per i mesi estivi ma anche oltre; per hotel, bed and breakfast e case vacanze c’è stato un boom di richieste, con molti turisti che scelgono di soggiornare ad Atrani per la sua atmosfera tranquilla e autentica. Il turismo portato da Ripley ha avuto un impatto positivo sull’economia locale. Ristoranti, bar e negozi hanno visto un’impennata delle presenze che hanno stimolato la nascita di nuovi locali e servizi per soddisfare la crescente domanda mentre sono nate nuove guide turistiche, su Booking, Airbnb ed Expedia, che offrono tour dedicati ai luoghi iconici della serie tv. Lo stesso boom che si è avuto a Castellabate nel Cilento dopo il film del 2010 Benvenuti al Sud, con i turisti che cercavano nella piazzetta del centro antico quell’Ufficio postale creato solo per il film con Claudio Bisio e Alessandro Siani. Sempre il Ce.R.T.A. ha rilevato che media e comunicazione influenzano in modo consistente i flussi turistici. Il 69 per cento degli europei è stato invogliato a visitare una località italiana dopo che l’ha vista al cinema o in una storia tv. Le produzioni audiovisive generano il 90 per cento di ricaduta positiva sui luoghi, un terzo per i turisti abituali e due terzi per quelli che esplorano il territorio per la prima volta. Una ricerca di PhotoAid, basata su un sondaggio di oltre mille persone, rileva che il 96 per cento degli intervistati ha visitato luoghi associati alle proprie serie tv o film preferiti. Fra le ragioni fondamentali, indicate dal 35 per cento, quella di vivere un’esperienza immersiva per «sentire», ripercorrere la trama e seguire le tracce di personaggi celebri. A livello globale, il Regno Unito e l’Irlanda sono le destinazioni più desiderate per il cineturismo.

Tutto questo spiega il ruolo crescente delle Film commission regionali, istituzioni riconosciute dalle Regioni che contribuiscono al finanziamento e alla logistica per le imprese audiovisive, e l’affermarsi di concetti prima sconosciuti come il destination placement che puntano alla valorizzazione di luoghi e territori. La Regione Sicilia, per esempio, nel biennio 2022-2023 ha stanziato quasi 11 milioni di euro per il sostegno a produzioni cinematografiche e audiovisive sul territorio. I progetti finanziati a fondo perduto hanno dovuto spendere sul territorio il 150 per cento dell’importo ricevuto e la Sicilia è balzata tra le priorità dei turisti americani grazie anche anche alla serie White Lotus, girata a Taormina. Ma c’è il rovescio della medaglia: il cineturismo oltre al business porta il sovraffollamento con ciò che ne consegue come rincari e sfruttamento del territorio. Ne sa qualcosa la Thailandia con la celebre spiaggia del film The Beach con Leonardo DiCaprio, la Maya Bay su Ko Phi Phi Leh, chiusa e riaperta varie volte negli ultimi vent’anni per tutelare la natura.«Lo sviluppo delle Film commission regionali ha permesso una maggiore diffusione delle produzioni a livello regionale, intensificando le opportunità per girare» afferma a Panorama Benedetto Habib, presidente Unioneo produttori di Anica (l’associazione delle industrie cinematografiche). «In Piemonte e Puglia si sono consolidate attività di produzione operative da svariati anni, poi sono arrivati Toscana, Sicilia, Campania, Friuli e Trentino. Registriamo il recente boom delle Marche con tante produzioni locali». Il manager poi spiega che questo meccanismo ha dato impulso a tre tipi di attività: «Il supporto logistico per chi viene a produrre, il sostegno economico con l’attivazione dei fondi europei e la formazione. Questa ultima è particolarmente importante. Le produzioni locali stanno stimolando lo sviluppo sui territori di professionalità tecniche, che sono favorite rispetto a quelle importate da fuori». Quindi alla fine è un circolo virtuoso che fa bene all’industria di settore e alle economie locali, oltre a creare una vetrina ineguagliabile, per promuovere il Paese.

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