giovedì, 14 Novembre 2024
Come per il Piano Pandemico l’Italia è senza il Piano Oncologico aggiornato
Da mesi sentiamo, leggiamo racconti di medici e pazienti che denunciano come durante il Covid sono state annullate e rinviate addirittura due milioni di screening, controlli, interventi ed altri tipi di cure e trattamenti di prevenzione per malati di cancro. Scelte dettate dalla paura del contagio (ma non solo) che però hanno creato una situazione drammatica con malattie sempre più avanzate e quindi difficili da contrastare. Un allarme di cui tutti eravamo a conoscenza ma che, a quanto pare, non è servito al nostro Governo ed al Parlamento per allinearsi con il resto d’Europa rispetto al PON, il Piano Oncologico Nazionale.
La storia, purtroppo, è simile a quella del Piano Pandemico con cui abbiamo affrontato la prima fase del Covid, la ricordate? Un piano vecchio di anni e che non veniva mai aggiornato, al massimo (sulla questione c’è ancora aperta un’inchiesta della magistratura) si copiava quello pre-esistente e stop. Bene. Sembra che il PON abbia seguito lo stesso drammatico iter, che però in questo caso crea una situazione ancor più pericolosa ed imbarazzante. Basti pensare ad esempio a quanto sia cambiata la ricerca, a quanto siano mutate le attività di prevenzione, a come si siano evolute le cure, l’accuratezza delle diagnosi dal 2013, ad oggi (quasi dieci anni); insomma, la medicina ha fatto enormi passi avanti nella lotta contro il cancro, di sicuro il campo dove è stato fatto lo sforzo più deciso ed il progresso è stato più evidente, ma niente da fare: il PON italiano è rimasto fermo a dieci anni fa, con tutti gli errori del caso.
Eppure di tempo per sistemarlo ne avevamo avuto, e pure tanto. L’Europa ha disegnato un piano oncologico che auspica venga intrapreso rapidamente anche dai paesi membri: il piano è stato annunciato nel 2020 ed è entrato in vigore nel 2021. Inutile dire che la maggior parte delle nazioni ha subito «fatto i compiti», lavorando, cambiando adeguando alla tecnologia ed alle esigenze dei malati come del mondo della sanità, il proprio piano. L’Italia no; noi abbiamo preso (o perso) tempo. Di rinvio in rinvio si è arrivati alla Pandemia che ha fatto passare tutto in secondo piano. E così quando un anno fa la situazione dei contagi in Italia non era più da allarme rosso si era tornati ad occuparsi delle cose lasciate indietro e sul PON l’ex sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, aveva promesso che «sarebbe stato pronto in tre mesi». Promessa non mantenuta.
Di mesi infatti ne sono passati altri 12 ma nulla è stato fatto.
La questione così è arrivata in Parlamento. Il 24 marzo l’On. Elena Carnevali (Pd) ha chiesto lumi al Ministro della Salute, Speranza, su quali siano le cause del ritardo con un’interrogazione parlamentare.
Rapidamente (per una volta) è arrivata la risposta del sottosegretario Costa: “Il 27 aprile 2021 – ha dichiarato Costa – è stato istituito un tavolo di lavoro inter istituzionale con il compito di elaborare un documento di pianificazione per la prevenzione oncologica. In coerenza con il piano di intervento europeo si prevede un rafforzato impegno per migliorare l’accesso a diagnosi e trattamenti innovativi del cancro, per valorizzare il ruolo della genomica per la salute pubblica nonché per sostenere le nuove tecnologie la ricerca e l’innovazione.
Le iniziative saranno sviluppate in raccordo con le iniziative a livello europeo.
Il tavolo inter istituzionale ha in corso l’elaborazione di un documento che, in ottemperanza alle direttive del piano europeo e con il coinvolgimento degli stakeholder, si sviluppa attorno a quattro aree di intervento che comprendono prevenzione, individuazione precoce, diagnosi e trattamento e qualità della vita dei pazienti oncologici e sopravvissuti al trattamento”.
Queste le promesse, ennesime, del Governo secondo cui entro maggio il nuovo Piano Oncologico Nazionale sarà pronto. La questione rimane però aperta ed il tempo passa.