Cosa scatta nella mente di una donna che uccide sua figlia

«Il suo cadavere è nascosto in un campo» con questa frase la madre della piccola Elena del Pozzo ha messo fine ad ogni speranza di ritrovare viva la bambina di 4 anni sparita ieri nel catanese. Una fine tragica ed inaspettata che ha portato al ritrovamento del cadavere del corpo di Elena sotto indicazione della madre Martina Patti in un terreno di via Turati, a circa 200 metri di distanza dall’abitazione in cui vivevano madre e figlia. La donna ha ceduto alle pressioni degli investigatori dopo un estenuante interrogatorio ed ha confessato: «l’ho uccisa io, non ero in me».

Elena avrebbe compiuto tra qualche settimana 5 anni ma la sua vita è stata interrotta proprio per mano di sua madre che aveva dichiarato ai carabinieri che la piccola era stata rapita da tre uomini incappucciati. Una versione risultata subito agli occhi degli inquirenti «poco credibile» e con alcune «incongruenze». La Procura ha predisposto il fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.

Ma cosa scatta nella mente di una donna che uccide la figlia?
«La premessa è che non si può generalizzare perché ogni caso è a se, ma mi sembra di capire che qui la dinamica di coppia si sia riversata sulla bambina. Il fatto è che in alcuni di noi ci sono modalità atipiche in cui perdiamo il senso della realtà e l’empatia. Questi sono stati alterati della coscienza che si manifestano nelle persone fragili, gravemente depresse o con disturbi di personalità come bordeline o psicopatia»- ci spiega Salvo Gullo prof. ass. di Psicologia Clinica, Università degli Studi di Palermo

Questa persona ha inscenato un rapimento. Cosa denota questo comportamento?
«Il fatto che la donna abbia inscenato un rapimento oltre a far capire che ha una spiccata anaffettività indica una certa intenzionalità e premeditazione dell’omicidio.
Chi incontra queste persone dopo che hanno commesso l’atto criminoso solitamente ha l’impressione che fluttuano in un mondo senza emozioni perché il paziente psicotico non riesce a cogliere la realtà esterna per quello che è, anzi tende a confondere la realtà interna (quello che lo psicotico sente e pensa) con la realtà esterna».

Che sentimenti hanno queste persone per i loro figli?
«In certi casi è come se quel bambino non fosse più un’altra persona ma fosse un pezzo di sé ed il desiderio di autopunirsi porti questa persone ad uccidere i propri figli.C’è poi da dire che gli alert in questi pazienti ci sono sempre, solo che purtroppo non sono così visibili».

Sull’omicidio della piccola Teresa del Pozzo anche il criminologo Carmelo Lavorino ha lasciato un commento a Panorama

Che idea si è fatto di questo omicidio?
«Per esprimere un parere, bisognerebbe conoscere il background, l’ambiente famigliare e sociale di questa donna oltre che essere a conoscenza di come l’ha uccisa. Ad esempio se l’avesse soffocata con una corda si potrebbe ipotizzare un tipo di disturbo, con le mani o il soffocamento un altro ancora. In pratica:
“dimmi come uccidi e ti dirò chi sei”.
Di certo si può dire che questo omicidio e espressivo, emotivo e non è stato commesso per un vantaggio economico o personale. Potrebbe essere una donna depressa schizofrenica, bipolare ma solo una perizia congiunta potrà stabilirlo».

Si poteva prevedere?
«È probabile che avesse lanciato dei segnali che avrebbero dovuto essere raccolti dalle persone intorno a lei. Le posso dire che l’assassinio di prole da parte madre è un atto dove non c’è aderenza alla realtà. Ed è oggettivo che ci sia una malattia mentale.
Certo è che persone del genere hanno grandi problemi e non hanno sviluppato un attaccamento emotivo al figlio, oltre ad esserci un’immaturità ed insicurezza di fondo che spesso traspare. Infine è chiaro che avendo confessato ricorda esattamente quello che ha fatto perché altrimenti avrebbe rimosso tutto».

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