Così le meraviglie dell’Italia trovano casa a Tokyo

Manca poco alle Olimpiadi di Tokyo 2020, meno di 100 giorni. L’anomalia si coglie subito nell’anno di ritardo: sono slittate a causa della pandemia; resta invariato il luogo e intatto lo spirito che le anima, quest’ultimo racchiuso nei simboli, i cinque cerchi, l’unità dei continenti attraverso il collante dello sport. La sua capacità di essere manifesto, sprone, tensione verso un mondo più coeso, legato da un entusiasmo che non va interpretato né codificato, è già di suo linguaggio universale.

Panorama, assieme al Coni, il Comitato olimpico nazionale italiano, racconterà in cinque puntate la strada di avvicinamento al Giappone, la «Road to Tokyo», un percorso fatto di passione, sacrificio, valore. Quello proprio del gesto atletico e di quanto, tanto, gli orbita intorno: il privilegio di poter rappresentare un intero Paese, le sue eccellenze, la tradizione e il talento naturale dell’innovazione; l’arte, l’artigianato, la cucina e i derivati di quel concetto largo che è la creatività, di fronte a un pubblico di un miliardo e mezzo di persone, sintonizzato sui Giochi con tutti i media possibili.

Da questa consapevolezza è nata «Casa Italia», un progetto che ha superato la funzione delle origini: nel 1984, a Los Angeles, ospitava l’andirivieni dei partecipanti in maglia azzurra alle competizioni, era la loro residenza provvisoria, un’enclave dove commentare medaglie e vittorie, riflettere sul ruolo educativo della sconfitta, sul suo contenere una possibilità di ripartenza. Da lì, nasceva il concetto di «national house», di patria temporanea fuori dalla patria. Che, mentre faceva tendenza e veniva copiato da altri Paesi, cresceva e si tematizzava: a Rio, nel 2016, ha messo al centro l’idea di «Horizontal», l’intento di costruire un ponte ideale tra l’Italia e il Brasile; ai Giochi invernali coreani del 2018, è diventato «Prospectum», senso di prospettiva, specchio e fotografia dell’orizzonte tricolore che getta la sua luce sulle cose; a Tokyo sarà «Mirabilia», affermazione del richiamo, del fascino, del potere magnetico della meraviglia. Anzi, delle tante meraviglie che valgono allo Stivale l’appellativo di Bel Paese.

«Lo sport, così, evolve in un veicolo per promuovere l’Italia a livello internazionale, per coltivarne la reputazione. È un messaggio che rimbalza e ritorna a livello locale, sottolinea e ci ricorda l’alta percezione che di noi ha il resto del mondo. Fa vedere quanto il made in Italy possa essere straordinario, nonostante, a volte, fatichiamo a ricordarcene» spiega Diego Nepi Molineris, Marketing and Business Development Director del Coni.

Casa Italia proseguirà il suo cammino nelle edizioni estive e invernali della manifestazione: a Pechino nel 2022, a Parigi nel 2024, a Milano Cortina nel 2026, a Los Angeles nel 2028. Prenderà il nome di «Casa Italia Collection» in occasione dei grandi eventi sul territorio nazionale dei prossimi sei anni (il debutto è stato ai Mondiali di Sci di Cortina dello scorso febbraio). Sarà un insieme di più anime: una «media factory», una produttrice di video da distribuire durante i Giochi ai mezzi d’informazione di tutto il pianeta. Pillole eterogenee, non solo legate allo sport. Accanto, un flusso corposo di contenuti su internet, social network, ognuna delle piattaforme che radunano tifosi di ogni età. Infine, avrà un indirizzo fisico, una residenza nel cuore di Tokyo. Qui i suoi abitanti saranno, anche, suggestioni: opere d’arte in cuoio, ceramica, pietre preziose, installazioni; robot, veicoli d’avanguardia, visioni delle città del domani. Passato e futuro, cortocircuiti narrativi sotto lo stesso tetto: la tecnologia del Giappone che si specchia in quella nostrana; il savoir-faire tricolore che adotta codici affini e convergenze con quello nipponico. Il tutto sostenuto da partner privati e aziende globali che credono nel progetto, ne hanno subito compreso il significato e la portata.

casa-italia-tokyo Alcuni pezzi di design all’interno di Casa Italia a Tokyo

Le Olimpiadi arrivano in un momento incerto, doloroso, delicato: «Perciò ha senso esserci» dice Nepi Molineris «e dare il meglio di noi stessi. La resilienza è importante, ancora di più lo è la ripartenza. Contiene uno slancio in avanti, la sfida di superare i propri limiti». Un messaggio coerente con lo spirito dei Giochi. Per citare Erri De Luca, lo scrittore e poeta che ha donato al Coni una sua opera (sarà richiamata all’interno di Casa Italia) si tratta di dare il giusto peso all’ordinario e all’eccezionale, all’attesa e alla scia che lasciano: «Considero valore» scrive De Luca «il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco».

Le Olimpiadi, nel loro esserci e comunque ritornare, nella loro provvisorietà che poi è di tutte le cose, saranno un abbraccio collettivo. Il primo, di un mondo che si è improvvisamente trovato nel distacco.

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