domenica, 5 Gennaio 2025
Crescono i ricoveri per le operazioni nel privato
Sempre più privato convenzionato per i ricoveri necessari per un intervento chirurgico. Sono ormai oltre uno su 3 e in crescita, secondo quanto evidenzia il Cnel (Consiglio Nazionale Dell’Economia e del Lavoro) nella Relazione 2024 sui servizi pubblici. L’Italia è il secondo Paese europeo, dopo l’Olanda, con il minor ricorso all’ospedalizzazione. Tuttavia, un quarto dei ricoveri avviene in strutture private accreditate e le degenze medie sono le più lunghe in Europa, dovute alla selezione dei pazienti più gravi per il ricovero e all’elevata età media della popolazione.
Secondo l’indagine, nell’ultimo quinquennio è cresciuto il ricorso alle strutture private accreditate per ricoveri chirurgici del 2,3%. In particolare, un quarto delle ospedalizzazioni (27,1%) avviene in strutture private accreditate e circa il 35% di tutti i ricoveri chirurgici viene effettuato in strutture private. Il rapporto segnala anche che nell’ultimo decennio (2022-2012) si sono ridotti i ricoveri ordinari in acuzie del -20,9%; seguono quelli diurni in acuzie, con una riduzione del -37,5%, mentre quelli in riabilitazione ordinaria si sono ridotti del -16,0% rispetto al 2012 e quelli diurni del -47,0%. Infine, i ricoveri in lungodegenza si sono ridotti del -36,5%. Nel 2022, la degenza media ordinaria in acuzie era pari a 7,2 giornate, in aumento (+0,5 gg rispetto al 2012); quella in riabilitazione era pari a 26,4 giornate (+0,2 gg. rispetto al 2012) e quella in lungodegenza a 24,8 giornate (-3,9 gg.). Per quanto concerne gli accessi diurni medi, quelli in acuzie risultavano pari a 2,7 (in riduzione di -0,1 gg. rispetto al 2012); in riabilitazione erano pari a 16,7 (+3,7 gg.).
A livello regionale la degenza media dei ricoveri ordinari in acuzie, standardizzata per età, varia da Nord a Sud, fra il valore massimo della Valle d’Aosta (8,4 gg.) e quello minimo della P.A. di Bolzano (6,4 gg.). Riguardo la spesa pubblica in Italia per la Sanità, questa è al 75,6% e con 122,1 miliardi, in aumento nominale ma in calo e se si considera l’inflazione, è “ancora tra le più basse d’Europa”. La spesa privata dei cittadini, inoltre, continua a crescere per toccare nel 2022 i 40,2 miliardi (+5%). Nel 2023 è aumentata la quota di coloro che hanno rinunciato alle cure con 4,5 milioni di persone che per ragioni economiche, organizzative o per la lunghezza delle liste di attesa hanno dovuto rinunciare a visite mediche e accertamenti sanitari. E’ sempre più complicato anche il rapporto con i medici di famiglia, ormai scesi sotto le 40mila unità. Quasi la metà di questi hanno oltre 1.500 assistiti, superando quindi il tetto massimo previsto dalla normativa. E la situazione rischia di peggiorare a breve dato che il 77% dei medici di medicina generale hanno compiuto i 54 anni.
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