Cucine da incubo: tornano le ‘missioni impossibili’ di Cannavacciuolo

I ristoratori italiani sono avvisati: Antonino Cannavaciuolo sta per tornare con le sue missioni impossibili ed è pronto a fare i “miracoli” con Cucine da incubo. Dopo qualche stagione di assenza, il cooking show torna con sei nuove puntate al via dal 3 aprile, ogni domenica alle 21.15 su Sky Uno e in streaming su NOW: formula che vince non si cambia e così lo chef stellato si rimette al servizio di ristoranti italiani in crisi per una ristrutturazione completa. Estetica e soprattutto funzionale. Tanta competenza e tanta empatia sono gli ingredienti chiave del programma, prodotto da Endemol Shine Italy, che racconta un pezzo d’Italia e un settore in profonda crisi dopo due anni di pandemia.

Cucine da incubo, le ‘missioni impossibili’ di chef Cannavacciuolo

Poche settimane dopo la fine di MasterChef 11 (ha appena firmato per altre due stagioni, non lascia), Antonino Cannavacciuolo torna con il programma che gli ha dato la grande popolarità televisiva. I problemi che si troverà ad affrontare in Cucine da incubo sono sempre i soliti: sporcizia, ingredienti avariati, pietanze disgustose, cuochi arroganti e personale incompetente. A cui si aggiunge anche la pesante crisi del settore dovuta ai due anni di pandemia. «Il Covid alla fine ha fatto un po’ una selezione: chi è rimasto aperto evidentemente qualcosa di buono ha fatto in passato. Ma questo si vede anche con i ristoranti che hanno partecipato al programma: se dietro c’è un ristorante con una storia, una tradizione di famiglia, una gestione di lungo corso allora posso dire già alla fine delle riprese che proseguirà il suo cammino», osserva lo chef stellato. Che ce la mette tutta ma non promette miracoli: per gli improvvisati, gli incapaci e i presuntuosi, non c’è speranza o intervenuto di Cannavacciuolo che tenga.

Il meccanismo del cooking show

Il format non è cambiato e i protagonisti sono sempre gli stessi: padri che non hanno fiducia nei figli, genitori che si ostinano a seguire la propria idea di cucina nonostante sia vecchia di quarant’anni, figli che soffrono perché non vengono valorizzati, mogli e madri che si sobbarcano le difficoltà. Il primo step è l’arrivo di chef Cannavacciuolo nel locale per provare il menù, valutare cibo e servizio, osservare lo staff al lavoro. A seconda dei problemi che emergeranno, indirizzerà i concorrenti e fornirà anche consigli per il nuovo menù. Il tutto con una buona dose della sue mitologiche pacche sulla spalla, strigliate e anche suggerimenti a metà tra l’imprenditore e il confessore. Per questo, ammette, Cucine da incubo «è un programma emotivamente faticoso: entri nei problemi veri delle persone, affronti la loro disperazione, le vedi piangere dietro le quinte perché sanno di essere sul punto di perdere tutto e capisci quel che stanno passando. E per come sono fatto io, questo peso me lo porto addosso». Anche per questo il cooking show è stato interrotto per qualche stagione: «Ero stanco, era diventato tutto molto pesante e mi rendevo conto di non avere più molto da dare. Non avevo più slancio, non avevo più motivazioni. Devi sapere anche quando fermarti».

Ora è tornato più carico di prima, con nuove idee e nuove motivazioni. In ogni puntata il locale sarà sottoposto a un make over totale, una ristrutturazione completa fatta in tempi record, per rendere il ristorante più accogliente e funzionale, creando un’atmosfera diversa, a misura di cliente. Dopo questi interventi, lo staff sarà poi pronto a ricominciare: con maggiore consapevolezza, cancellando i errori passato e tutte le persone al lavoro in sala e cucina potranno tornare al lavoro, riaprendo le porte alla clientela.

La prima puntata di Cucine da incubo 2022

Sono sei le nuove puntate dell’edizione di Cucine da incubo 2022, un viaggio in Italia dalla provincia di Lecce a quella di Viterbo, dalle porte di Bologna alla Calabria e infine nel cuore di Roma. La prima puntata, quella di domenica 3 aprile è stata realizzata a Lucino, in provincia di Como, ne La Locanda degli Artisti. A gestirla c’è Noemi, 30enne che è l’anima del ristorante da otto anni quando, lasciati gli studi dopo il primo anno, decise di aprire un locale tutto suo nonostante l’unica esperienza che avesse nel campo della ristorazione fosse il lavoro come barista part-time. La Locanda è sin da subito a gestione famigliare: la mamma Roberta è in cucina con Noemi, in sala c’è Carola, amica di Noemi, alla sua prima esperienza, mentre il padre Aldo aiuta nella gestione delle spese e dei fornitori. Dopo otto anni il locale non solo non decolla, ma ha gravi problemi finanziari e di organizzazione tanto che i rapporti tra loro non sono sempre facili. Eppure la clientela potenzialmente non mancherebbe.

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