martedì, 4 Febbraio 2025
Cure sempre più su misura, borse a 3 giovani oncologi
Tanta determinazione, con l’obiettivo di aggiungere un ulteriore importante tassello alla lotta al cancro mettendo a punto terapie sempre più personalizzate e ‘a misura’ di paziente. Con questo spirito, Luca Boscolo Bielo, Marianna Palazzo e Federica Pecci si preparano a partire per un anno all’estero nei maggiori istituti oncologici internazionali dove porteranno avanti progetti di ricerca innovativi, perchè proprio la ricerca è “il motore che muove tutto”. Sono loro i 3 giovani oncologi vincitori delle borse del programma di Fellowship post-dottorato ‘Gianni Bonadonna’ 2024 , promosso dalla Fondazione Gianni Bonadonna, con il Gruppo Prada come supporting Partner, e la Scuola Europea di Oncologia. L’annuncio oggi, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro.
Tre giovani ‘cervelli’ che credono nelle potenzialità delle collaborazioni internazionali e del fare squadra per dare una spinta decisiva alla ricerca in oncologia. E che all’Italia, per poter competere, chiedono “più fondi e meno burocrazia”.
Luca, 31 anni, è di Bolzano e si sta specializzando in oncologia presso l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Università di Milano. Condurrà il suo progetto di ricerca sul tumore al seno metastatico con una particolare mutazione genica (Esr1) al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. L’obiettivo, spiega, è quello di identificare le pazienti che hanno la maggiore probabilità di beneficiare di trattamenti mirati, svelando meccanismi di resistenza ancora poco definiti per ottimizzare le strategie di trattamento e migliorare i risultati clinici. Due, afferma, gli obiettivi cruciali nella lotta al cancro: “Affinare sempre maggiori strategie di screening per la diagnosi precoce e, nel caso di malattia metastatica, cronicizzare sempre di più la neoplasia, per vivere sempre più a lungo in condizioni ottimali”. “Stabilire connessioni e lavorare creando una rete è fondamentale – afferma – per il resto, vorrei lavorare in futuro in Italia ma dipenderà da vari fattori”. ‘Perseverante’ è l’aggettivo che più lo definisce, “perchè se mi pongo un obiettivo, vado avanti finchè non lo raggiungo”.
L’aggettivo scelto da Federica – 33 anni di Rapagnano (Fermo) e laureatasi ad Ancona – è invece ‘curiosa’, perchè “per me scoprire e conoscere facendo ricerca è una parte fondamentale”. Oncologa all’Università di Parma, svilupperà il suo progetto di ricerca sul tumore al polmone non a piccole cellule al Dana-Farber Cancer Institute di Boston. “L’obiettivo è identificare i profili molecolari di questa neoplasia in stadio precoce per individuare quali pazienti possono meglio rispondere alle terapie pre e post operatorie e come potenziare i trattamenti sui pazienti resistenti in un’ottica di personalizzazione delle terapie”. Anche per lei, l’auspicio è di “poter tornare in Italia, portando con me l’esperienza acquisita all’estero, ma – dice – l’ostacolo è, spesso, quello dei finanziamenti scarsi e dell’eccessiva burocrazia”.
Marianna, 30 anni di Assisi, ha completato la specializzazione in Ematologia presso l’Università di Firenze. Anche lei sarà per un anno al Dana-Farber Cancer Institute: “Il mio progetto di ricerca si concentra sui linfomi aggressivi e si propone di definire le caratteristiche genetiche dei linfomi diffusi extranodali, cioè che colpiscono organi diversi dai linfonodi e che hanno una prognosi sfavorevole. Il fine – afferma – è scoprire nuovi specifici bersagli di terapia”. Il suo aggettivo è “coraggiosa”, perchè “fare ricerca è anche mettersi in gioco e rischiare”. Anche Marianna spera di rientrare, ma “l’estero è più competitivo e attraente, quindi il mio invito alle istituzioni italiane è di investire di più sui giovani e la ricerca. Sarebbe bello poter avere da noi le stesse opportunità offerte negli altri Paesi”.
Tutti e tre, infine, citano anche un’altra parola che li caratterizza: ‘sacrificio’. La vita personale si concilia a volte con difficoltà con il lavoro di ricerca, tuttavia, assicurano, “quando c’è la volontà tutto è possibile, ma a patto di essere disposti a sacrificarsi un pò”.
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