Damien Chazelle, ‘gli americani sognano di essere italiani’

(di Nicola Pirrone) “Il cinema è sempre stato il mio
sogno privato”, mentre “cercare di essere italiani è il sogno di
molti americani”. Parola di Damien Chazelle, regista e
sceneggiatore americano, in questi giorni a Bologna per
presentare il suo film Babylon, questa sera nel cinema sotto le
stelle di Piazza Maggiore, per la chiusura del festival Il
cinema Ritrovato.
    “Ho cominciato come tutti i bambini guardando i film di
animazione della Disney, Cenerentola e Peter Pan i primi, ma da
subito ho capito che avrei fatto cinema – ha spiegato Chazelle
in un incontro con il pubblico a proposito della sua vocazione
da cineasta -, il problema era capire che tipo di cinema.
    Insomma, il cinema è sempre stato nel mio Dna”.
    Quando aveva 13 anni, i genitori si trasferirono a Parigi e
lì Damien si nutrì di cinema frequentando le sale quasi sempre
da solo, guardando di tutto, anche film “non necessariamente
blockbuster hollywoodiani, ma anche pellicole provenienti
dall’Italia, dalla Francia o dall’estremo oriente. Neppure a Los
Angeles c’è una densità di sale cimatografiche come a Parigi”.
    In realtà Damien Chazelle, sollecitato dal direttore della
Cineteca di Bologna, Gianluca Farinelli, ha spiegato che
all’inizio voleva fare il musicista: “Il mio approccio con la
musica è stato però di paura a causa della severità del mio
maestro. Per lui contava solo la meritocrazia! Per quattro anni
i miei idoli erano i musicisti del jazz, volevo diventare un
batterista, ma poi ho capito che non faceva per me, anche se
quello è stato un momento formativo molto importante”.
    In seguito, Chazelle ha incontrato il suo amico compositore
Justin Hurwitz, suo collaboratore abituale negli anni
successivi, col quale agli inizi aveva fondato una rock band: “Dividevamo lo stesso appartamento, – ha spiegato – io scrivevo
sceneggiature e lui componeva partiture. Dopo 3, 4 anni ho
pensato di fare un film documentario, un musical, per il quale
chiesi a Justin di comporre le musiche”. Dopo queste prime
esperienze, è con il film Whiplash del 2014 e soprattutto con La
La Land del 2017, che Damien Chazelle è stato consacrato a
livello internazionale: con il musical La La Land, Chazelle ha
vinto l’Oscar per la miglior regia (divenendo a 32 anni il più
giovane regista Premio Oscar), in aggiunta a miglior fotografia,
miglior colonna sonora, miglior canzone per City of Stars e
miglior attrice protagonista a Emma Stone.
    La sua ultima fatica, Babylon, “lavoro coltissimo, come del
resto tutto il tuo cinema”, – ha detto Gianluca Farinelli –
pellicola ambientata nella Hollywood degli anni ’20 con Margot
Robbie e Brad Pitt, contiene molto del cinema italiano: “Cercare
di essere italiani è il sogno di molti americani”, ha spiegato
ancora Chazelle davanti a un pubblico estasiato, fatto
soprattutto di giovani. “Il cinema italiano è entrato in Babylon
in maniera totale perché è un film in debito con La Dolce Vita
di Federico Fellini, la pietra miliare da cui sono partito. È
strutturato in maniera simile: allo stesso modo in cui Fellini
orchestrava Roma nella Dolce vita, il mio tentativo è stato
quello di orchestrare Los Angeles come un sorta di nuova Roma
che compare nel deserto. In Babylon ci sono scene con tante
feste e scene di folla: ebbene, nessuno meglio degli italiani ha
raccontato le feste. Pensiamo a Fellini, pensiamo a Visconti o
all’Eclissi di Antonioni. E dunque se La La Land l’ho fatto
sulla falsa riga di un film francese, Babylon l’ho fatto come un
film italiano”.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Leggi su ansa.it