Daniel Craig, Queer espone una condizione umana

(di Gina Di Meo) “Queer espone una condizione
umana e se riuscissimo a spingere un po’ più di accettazione nel
mondo sarebbe un risultato meraviglioso”. Intervistato
dall’ANSA, Daniel Craig parla del film che lo ha impegnato nel
ruolo probabilmente più complesso della sua carriera. E’ William
Lee, un americano con problemi di droga fuggito in Messico che
si infatua di Eugene Allerton (Drew Starkey), un giovane
studente ambiguo anche lui alle prese con la dipendenza da
droghe. La pellicola, diretta da Luca Guadagnino, è l’adattamento cinematografico della novella Queer, scritta da
William S. Burroughs agli inizi degli anni ’50.
    “Vorrei svegliarmi tutte le mattine con ruoli come questo –
ha detto Craig – sono quelli che ti mettono alla prova, ti
spingono ad andare oltre i tuoi limiti. Il mio personaggio è
raro nella sua complessità, ha così tanti livelli ed è una
sfida, ma penso anche che sia una cosa meravigliosa”. Per
interpretare Lee, l’attore britannico, classe ’68, si scrolla di
dosso definitivamente l’etichetta di James Bond e si lascia
andare sul set mostrando le sue emozioni. Il suo è un
rocambolesco viaggio emotivo. Per il risultato loda il talento
del regista italiano. “Luca – continua – è straordinario, vuole
sempre la tua opinione, vuole sapere dei tuoi sentimenti, delle
tue emozioni, è stato meraviglioso lavorare con lui, ha creato
l’atmosfera sul set ed è stato quasi come un gioco”. Craig e
Guadagnino si sono incontrati per la prima volta a Roma oltre
vent’anni fa e Queer è il loro primo progetto assieme. Il film è
già uscito in Usa mentre in Italia arriverà il 13 febbraio
distribuito da Lucky Red.
    Affascinato dalla performance di Craig anche Jason
Schwartzman, che interpreta il ruolo di Joe in Queer, e senza
giri di parole dice che si merita un Oscar. “Dai! – commenta
all’ANSA – la sua interpretazione è bellissima, lui esce fuori
dagli schemi e ha dato a tutti noi una lezione su come fare
questo lavoro. Mentre giravamo le scene Daniel era come un mago
e con dei semplici gesti di mano infilava dentro dettagli e
altre cose meravigliose”.
    Schwartzman ha anche spiegato che per il suo personaggio si è
sottoposto ogni volta a quattro, cinque ore di trucco. Tra le
altre cose appare con diversi chili in più ma non sono reali, è
una protesi. “Non sono i miei capelli, non è la mia faccia –
spiega – e non ho mai fatto nulla del genere, sono stato
completamente trasformato. All’inizio ero un po’ spaventato
perché potevo muovere solo alcune parti del mio corpo e ha
conseguenze su ciò che sei ma alla fine mi è piaciuto ed è stata
tutta un’idea di Luca. Lo rifarei di nuovo”.
    Il film è stato girato negli studi di Cinecittà ed per
entrambi gli attori è stata una bella esperienza lavorare in
Italia. Per quanto riguarda Craig, il suo auspicio è che
esponendo una condizione umana, Queer possa spingere a un po’
più di accettazione nel mondo. “Sarebbe un risultato
fantastico”, ha detto e lascia anche una porta aperta su altri
possibili ruoli alla James Bond. “Chissà – sottolinea – non so
cosa porterà il futuro”.
   

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