sabato, 23 Novembre 2024
Di Maio, l’uomo che chiamava XI «Ping» è il «competente» Ue da inviare nel golfo
Segniamoci sul calendario la giornata di venerdì 21 aprile 2023. Sarà utilissima il prossimo anno, forse l’ultima domenica di maggio, quando ci saranno le elezioni europee e davanti al quasi certo calo dei votanti i politici di Roma e ancor di più quelli di Bruxelles si riempiranno la bocca parlando di «problema» serio ricordandoci l’alto valore morale del voto etc etc etc. Ecco, quando i lor signori diranno queste e altre simili banalità basterà ricordare loro appunto il 21 aprile 2023, data riportata sulla lettera in cui l’Atto Rappresentante per la Ue, Josep Borrell, indicava ai 27 paesi membri della Unione Europea Luigi Di Maio come Inviato della Ue per il Golfo.
Scrive Borrell: «Dopo un’attenta valutazione considero Lui Di Maio in candidato più adatto… In quanto ex Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha il necessario profilo politico a livello internazionale per questo ruolo…Gli ampi contatti con i paesi del Golfo gli permetteranno di impegnarsi con gli attori rilevanti al livello appropriato. Per questo conto sul sostegno a Di Maio per attuare la nostra partnership strategica con i partner del Golfo…»
Che dire. Secondo l’altissimo esponente della Ue, Alto Rappresentante, Vice Presidente della Commissione in tutta Europa la persona più adatta per gestire i rapporti e le collaborazioni strategica in mille settori (gas e petrolio tanto per gradire) sarebbe Luigi Giggino Di Maio.
La cosa dovrebbe far ridere ma purtroppo visto che la lettera di Borrell non è un Pesce d’Aprile di fine mese fa preoccupare parecchio e anche molto arrabbiare.
Viene da chiedersi se il Sig. Borrell abbia mai visto l’allora Min. Di Maio esultare dal balcone di Palazzo Chigi come un ultras annunciando all’Italia intera di aver «abolito la povertà» dopo aver inventato quella cosa sciagurata che è il Reddito di Cittadinanza. Oppure non ha visto Di Maio manifestare accanto ai gilet gialli a Parigi e poi, dopo aver rinnegato anche quello, in una lettera a Le Monde parlava della famosa tradizione democratica «millenaria» dei francesi, dimenticandosi che la rivoluzione francese fu nel 1789.
Oppure non ha sentito l’audio dell’intervento del 2018 a Shanghai, in occasione del International Import Expo in cui disse di «aver ascoltato con attenzione le parole del presidente cinese Ping», che dev’essere l’abbreviazione del nome completo e reale, Xi Jinping.
E che dire di quando su Facebook attaccò Matteo Renzi paragonando l’allora governo dell’ex sindaco di Firenze al regime del generale venezuelano Augusto Pinochet, confondendolo ovviamente con il Cile. Chiudiamo questa carrellata ricordando tutta la sua conoscenza geografica, utile per definire la Russia un «paese del Mediterraneo»…
Il signor Borrell poi potrebbe tranquillamente telefonare a casa di un italiano a caso per chiedere un’opinione sull’ex Ministro degli Esteri. Chiunque gli risponderà che trattasi di drammatico esempio di incompetenza arrivato al potere per gli strani casi della vita che accadono in Italia. E non è un caso che il partito fondato dallo stesso Giggino alle politiche dello scorso settembre ha raccolto un misero, imbarazzante, ridicolo ma molto eloquente 0,6%.
Un non laureato, non preparato, non qualificato, non votato, non eletto, il cui unico pregio, pare, sia stato quello di avere avuto la benedizione di Mario Draghi.
In ultimo ricordiamo a Josep Borrell i risultati due un recente sondaggio effettuato dall’ISPI (Istituto per gli studi di Politica Internazionale) nei giorni del Qatargate sulla fiducia degli italiano verso il Parlamento Europeo: solo l’11% dichiarava di avere fiducia, l’11%… Una percentuale difficilmente abbassabile ancora ma, stia tranquillo Commissario, con la sua candidatura sarà sicuramente scesa ancora.
Se la politica, se l’Europa vuole davvero recuperare credibilità serve gente seria e preparata; soprattutto per trattare con Paesi di difficile gestione, dalle governance complicate ma talmente ricche di denaro e materie prime che ci pongono in una posizione di debolezza e svantaggio. Ecco, tutto questo va molto al di sopra delle capacità di Luigi Di Maio.