giovedì, 14 Novembre 2024
Dieta Mediterranea trascurata,troppo cara per il 50% dei giovani
I giovani non seguono più la Dieta
Mediterranea, bollandola come troppo costosa (50%) e che fa
perdere troppo tempo (38%). Percentuali che scendono ma non
troppo per le altre fasce di età, rispettivamente al 42% e al
27%. Eppure il carrello della spesa settimanale improntato su
questo stile costa 7, 28 euro in meno rispetto a quello che gli
italiani prendono, ossia a 53,55 euro. A farne, invece, una
regola di vita è l’85% degli over 65, mentre 1 italiano su 3 la
fa a modo suo. A fare il punto a 14 anni di riconoscimento a
patrimonio culturale da parte dell’Unesco, sabato il
festeggiamento, è una nuova indagine dell’Osservatorio Waste
Watcher da cui emerge che cìè ancora tanto da imparare.
Solo il 23% di giovani tra i 18 e i 24 anni si allinea a
questo stile, definendolo però, “un regime che prevede un
consumo elevato di carne, pesce e latticini, con un ridotto
apporto di carboidrati”. Tra chi ha dai 55 ai 64 anni, invece,
il 77% lo definisce “con abitudini equilibrate, basate su olio
d’oliva, cereali, frutta, verdura, pesce, carne moderata e il
rispetto della stagionalità e della biodiversità”. Per il 30%,
invece, il menu mediterraneo si basa su pasta e pizza. D’altra
parte, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, solo il 5% ha
compreso e adottato questo modello alimentare. L’83,3% lo segue
in parte e solo il 4% si dichiara attento alla sostenibilità.
“Rappresento il prototipo del cultore della Dieta
Mediterranea – commenta Andrea Segré, fondatore della campagna
Spreco Zero e Direttore scientifico dell’Osservatorio Waste
Watcher International – a 63 anni mi sento meglio se mangio un
poco meno, faccio movimento dopo i pasti e assumo meno carne,
mentre una volta ne sentivo di più il bisogno”. Per
promuoverla, secondo il rapporto, occorre educazione alimentare
nelle scuole (64%) e campagne di sensibilizzazione sulla salute
(46%). I giovani, in particolare, chiedono etichette che possano
aiutare a scegliere prodotti più idonei per seguire una dieta
sana, mentre il 27% propone di tassare i cibi non salutari.
Garantire a tutti un’alimentazione sana e sostenibile, significa
prevedere un investimento per ridurre le spese sanitarie
derivanti dalle malattie causate dalla scorrettezza a tavola.
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