Doping: si alza lo scontro con la Wada, Usa stop a pagamenti

E’ ormai guerra aperta tra l’America e l’agenzia mondiale antidoping.

L’ultimo atto di uno scontro, iniziato ormai anni fa, è il blocco da parte degli Usa del pagamento della quota annuale di 3,6 milioni di dollari alla Wada.

Il motivo del contendere è l’autorizzazione che la stessa agenzia ha concesso nel 2021 a 23 nuotatori cinesi per partecipare alle Olimpiadi di Tokyo: sei mesi prima dei Giochi, gli atleti risultarono positivi ad una sostanza dopante ma furono assolti per “contaminazione accidentale” e parteciparono così ai Giochi.

Da allora un lungo braccio di ferro con continui scambi di accuse. L’agenzia statunitense Usada ha continuato a contestare la decisione, mentre la Wada la confermava accusando a sua volta gli americani di usare agenti sotto copertura per rilanciare le proprie accuse. Il direttore generale dell’Usada, Travis Tygart, ha sottolineato che la scelta di sospendere i pagamenti protegge “i diritti degli atleti e una competizione equa”. Inoltre ha sottolineato che la decisione ha una copertura politica.

Nel 2020, sotto la prima presidenza di Donald Trump, il Congresso approvò una legge che permette all’agenzia statunitense di non pagare le proprie quote alla Wada: in quel caso, era legata alle polemiche per “il doping sponsorizzato dallo stato russo ai Giochi olimpici invernali di Sochi 2014”.

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca e la preannunciata politica ostile nei confronti della Cina lasciano intendere che non ci saranno ripensamenti. La Wada ha confermato che il governo degli Stati Uniti deve 3,625 milioni di dollari nell’ambito del bilancio operativo complessivo dell’agenzia di 57,5 milioni per il 2025. Il mancato pagamento entro il 31 dicembre 2024 – ha osservato – terrà i rappresentanti degli Stati Uniti fuori dal proprio consiglio esecutivo per il 2025.

La Wada a luglio aveva sottolineato come una indagine esterna aveva certificato il buon operato della Agenzia “nel caso che coinvolgeva i nuotatori cinesi”. “Purtroppo, gli attuali vertici della Wada non hanno lasciato agli Stati Uniti altra opzione, in quanto non sono riusciti a soddisfare diverse richieste molto ragionevoli, come un audit indipendente sulle operazioni della Wada, per raggiungere la trasparenza e la responsabilità necessaria per garantire che la Wada sia adatta allo scopo di proteggere gli atleti,” ha aggiunto Tygart. Nessun problema – ha rimarcato – per i principali eventi che si svolgeranno negli Stati Uniti nel prossimo futuro, tra cui la Coppa del Mondo FIFA 2026 e le Olimpiadi estive di Los Angeles 2028.

“Ora è il momento di far sì che l’AMA faccia bene a garantire che queste competizioni sul suolo americano siano pulite, sicure e un palcoscenico di concorrenza leale in cui tutti possiamo avere fede e fiducia”, ha detto Tygart. In Italia la questione è seguita con attenzione. In molti leggono nel ricorso della Wada al Tas contro l’assoluzione di Jannik Sinner da parte dell’Itia per il caso clostebol un tentativo dell’agenzia mondiale di rispondere alle accuse di eccessiva “morbidezza” sui casi di positività. 

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