Dopo Reithera il secondo flop dello Spallanzani e del Lazio su Sputnik

Dopo la triste fine del vaccino italiano Reithera l’istituto Lazzaro Spallanzani rilancia il vaccino russo Sputnik V con un studio che ne dimostrerebbe l’efficacia contro la variante Omicron. Una scoperta eccezionale vista l’incidenza della nuova mutazione; peccato che i dati del pre-print pubblicati su MedRxiv a firma di 12 scienziati dello Spallanzani e 9 russi siano stati smentiti dal mondo scientifico.
«Mi pare si sia un po’ abusato dei dati sulla neutralizzazione ottenuti in vitro, traducendoli impropriamente in termini di efficacia vaccinale, che é ben altra cosa e i dati sui contagi di San Marino, dove si é utilizzato ampiamente Sputnik, sembrano confermare questa impressione. Lo studio di per sé non dice nulla di particolarmente eclatante. É stato presentato ai media, esagerandone il significato per quanto riguarda soprattutto il confronto con Pfizer e le implicazioni sull’efficacia, che é forzato.» -ci spiega il genetista Marco Gerdol
Cosa può dirci del vaccino Sputnik?
«É ragionevole pensare che Sputnik abbia una performance in linea con quella degli altri vaccini, garantendo una buona protezione nei confronti della malattia nella sua forma severa, pur non garantendo un protezione significativa dell’infezione da Omicron.»
Esistono dei vaccini efficaci contro la variante Omicron?
«L’unica strategia che sul campo abbia dimostrato di portare ad una protezione significativa anche dal contagio é quella dei booster, che indipendentemente dal tipo di vaccino utilizzato per le prime due somministrazioni porta ad una efficacia del 70% nel ridurre il rischio di infezione. Per molte tipologie di vaccino, Sputnik incluso, questi dati da contesto real-life non sono disponibili. Fortunatamente tutti i vaccini mantengono una alta efficacia nel ridurre il rischio di ospedalizzazione e decesso, che naturalmente aumenta ulteriormente nel caso della somministrazione del booster.»
Anche lo scienziato Enrico Bucci nel suo blog smentisce lo studio dello Spallazani
« È un vero peccato che, quando si parla di scienza, i dati presentati a sostegno dello Sputnik V, così come le metodologie e le conclusioni, non siano come al solito sufficienti a sostenere le affermazioni.È anche un peccato che sulla base di tali prove ingannevoli e controlli mancanti, la disinformazione si diffonda così facilmente; ricercatori e istituzioni scientifiche dovrebbero attenersi alla scienza, invece di intrattenere la stampa con nozioni sbagliate sulla base di un preprint come questo. Siamo ancora in attesa dei dati a supporto delle varie carte apparse su Lancet.»

Il vaccino Sputnik dalla Russia allo Spallazani
Era febbraio 2021 quando l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato rilanciava il vaccino Made in Russia “Lo studio dell’autorevole rivista scientifica Lancet conferma la validità e l’efficacia del vaccino russo Sputnik. E’ ora importante che si proceda nelle autorizzazioni delle autorità regolatorie. Avere un’arma in più in questa guerra è fondamentale, non c’è tempo da perdere”
Dopo due settimane il 27 febbraio 2021 a certificare la validità del vaccino è il primo parere tecnico redatto dallo Spallazani costruito sulla letteratura scientifica disponibile. Un parere pubblicato senza la firma dell’ex direttore scientifico Giuseppe Ippolito ma del direttore Francesco Vaia. Ad aprile 2021 la regione Lazio firma un Memorandum con l’Istituto Gamaleya di Mosca per la cooperazione in ambito scientifico sul vaccino Sputnik V firmato dalll’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia, il direttore del Gamaleya, Alexander Gintsburg e il direttore generale del Fondo russo degli investimenti diretti Kirill Dmitriev. L’intesa ha dato il via libera ad uno scambio di informazioni e materiali biologici e sarebbe dovuta servire a testare l’efficacia del vaccino russo sulle varianti avviando una sperimentazione su 600 volontari. I russi con l’accordo avrebbero condiviso, con lo Spallanzani, i sieri dei soggetti che hanno ricevuto Sputnik V in Russia. In cambio potevano avere accesso all’ampia banca dati dell’Istituto nazionale per le malattie infettive che è la più importante dell’Unione europea per gli agenti virali perché conserva legalmente 120 ceppi virali di Sars-Cov-2 . Ad oggi del memorandum non si è saputo più nulla e di Sputnik si è tornati a parlare solo in questi giorni dopo la pubblicazione di questo studio condotto su 31 persone vaccinate con Sputnik e 17 con Pfizer. Ma non sono solo i dati ad avere destato perplessità ma anche il finanziamento. Nel pre-print infatti viene riportato che lo studio sarebbe stato finanziato interamente dal fondo russo mentre il direttore dello Spallazani Francesco Vaia ha chiarito che è lo Spallazani ad aver finanziato interamente il progetto ma anche di questo stranamente non c’è traccia.

I vaccini Reithera e Sputnik che dovevano essere le armi della regione Lazio per combattere la guerra contro il Covid non sono mai andati oltre gli annunci della politica regionale e dell’Istituto Lazzaro Spallazani. Si è passati infatti dalla promessa di rendere il Paese indipendente con il vaccino Made in Italy Reithera (mai realizzato) alla lotta contro le varianti con il vaccino russo Sputnik V (mai approvato dalle agenzie regolatorie europee)Infatti il vaccino Reithera è scomparso dai radar da oltre un anno perché non ha mai completato la fase 3 della sperimentazione (costato 8 milioni di euro fondi pubblici) mentre il vaccino russo Sputnik dopo una pausa di 9 mesi è ritornato in prima pagina con un pre-print su MedRxiv che come abbiamo scritto non è supportato da dati solidi.

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