Dove e com’è nato l’attacco di Capodanno di Kiev

L’attacco ucraino di Capodanno agli edifici adibiti a caserme per le forze russe nella città occupata di Makiivka avrebbe causato l’uccisione di 63 soldati, non di oltre 400 come riportato da fonti di Kiev. Propaganda a parte, si tratta di uno dei più sanguinosi attacchi subiti dalle forze del Cremlino in questa guerra. Secondo quanto riferito dai media russi a colpire sarebbero stati quattro missili ad alto potenziale diretti verso quella che è era fino a quel momento la base di schieramento temporanea della città, un edificio scolastico che si trovava vicino a un deposito di munizioni e a uno di armi. E altri due missili sarebbero stati abbattuti dalle difese aeree russe. Se tutto questo fosse vero gli ucraini sarebbero riusciti nell’impresa sfruttando certamente l’opera di spie ben posizionate e grazie alle caratteristiche di precisione dei missili Himars forniti da Pentagono e Nato.

HIMARS In Action youtu.be

Al contempo l’operazione mette a nudo la scarsa protezione offerta alle truppe dall’esercito di Putin. Se radunare le forze disponibili accanto a un deposito di munizioni è quantomeno poco opportuno, altrettanto si può dire del non avere un sistema di disturbo dei segnali satellitari militari della costellazione Gps usata dai missili stessi per mantenere la rotta e colpire con precisione il bersaglio. Non a caso i blogger dell’esercito russo avrebbero descritto l’evento come un vero disastro chiedendo provvedimenti disciplinari per gli ufficiali.

I sistemi Himars, o batterie missilistiche d’artiglieria ad alta mobilità, in sigla M-142, sono efficaci se programmati con le informazioni necessarie, ovvero la tipologia e la posizione del bersaglio. La prima è essenziale per capire con quale variante di testata sia meglio colpire (e questo definisce la dimensione del razzo), la seconda per individuare il centro del bersaglio e quindi la sua distanza dal luogo del lancio, che determina la scelta del tipo di missile da usare, con la precisione che può arrivare fino a 1-2 metri. Ma senza almeno un drone o altro tipo di ricognitore in volo che le fornisca, oppure senza uno “Storm”, da Strike Observer Mission, ovvero un soldato infiltrato dotato di apparati di comunicazione avanzati, che possano inviarle ad aerei in volo oppure via satellite fino al centro di comando e controllo della batteria, l’impresa sarebbe impossibile. Ma certo non verrà mai ammesso pubblicamente che questo lavoro in Ucraina viene svolto anche da satelliti Nato, come sostiene Mosca quando dichiara che l’Alleanza è di fatto attivamente in guerra contro la Russia. Peraltro, in caso di cattivo tempo e nuvolosità, i satelliti non sono risolutivi e senza avamposto non si può colpire con precisione. E a Makiivka il primo gennaio pioveva e nevicava, con temperature tra zero e -6 °C.

Ecco, allora, che a differenza di quanto avveniva in Siria o in altri scenari dove i russi hanno combattuto, nell’Ucraina occupata scovare queste “talpe” diventa più difficoltoso e il nemico dei russi è dotato di apparati e sistemi d’arma che si possono contrastare soltanto con altri di pari capacità, a partire dalle comunicazioni e dalla possibilità di disturbare i segnali che trasportano le informazioni. Ma in quei luoghi, sia per etnia, sia per lingua parlata, è complicato distinguere gli amici dai nemici.

Nella sigla Himars ci sono le parole “alta mobilità” che sottolineano come i lanciatori possano essere installati e utilizzati da automezzi militari. Ecco perché, non appena una prima dozzina di sistemi Himars statunitensi arrivarono in Ucraina, la Russia iniziò a cercarli per annientarli prima che potessero essere usati. Operazione complessa e rivelatasi molto onerosa in termini di perdite umane, quanto complicata da effettuare a partire dalla loro localizzazione effettiva. Da un lato pare quindi evidente che i russi non dispongano di servizi satellitari efficaci, né di altrettanta intelligence da schierare sul teatro di guerra. Trovare gli M-142 non è semplice: sono veloci camion a sei ruote (tre assali), lunghi sette metri, larghi 2,5 e alti 3,4 metri, del peso di circa 11 tonnellate, nei quali accanto all’autista siede l’operatore alle comunicazioni e al sistema d’arma. Può anche essere presente un terzo membro dell’equipaggio nella funzione di comandante di più unità, ma due persone sono comunque sufficienti per utilizzare il sistema al cento percento. Hanno un’autonomia di quasi 500km e possono viaggiare a quasi 90 km l’ora. Secondo il presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale americano Mark Milley, durante l’estate sarebbero stati addestrati almeno duecento soldati ucraini all’uso degli Himars e dei droni Phoenix Ghost (sistemi aerei configurabili anche come munizione volante anche detti droni suicidi), dei quali Washington aveva deliberato in settembre la consegna di 580 unità.

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