lunedì, 25 Novembre 2024
Draghi conferma la crescita dell’Italia ma sul fisco prende tempo
“Il quadro economico è di gran lunga migliore di quanto pensavamo cinque mesi fa: il Pil cresce più delle attese e il deficit è più basso delle previsioni, mentre anche il debito pubblico è in lieve discesa”. Sono incoraggianti le parole con cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha descritto la situazione dell’economia italiana nel giorno in cui il Consiglio dei ministri ha approvato la Nadef, la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Ma è attorno al tema del fisco che è ruotata gran parte della conferenza stampa post CdM.
Conferenza stampa Draghi – Franco www.youtube.com
Sulla riforma del Catasto Draghi ha spiegato le stranezze dell’attuale sistema aggiungendo però che qualsiasi modifica verrà decisa «nessuno pagherà di più e di meno». Nessun aumento, quindi.
Ma purtroppo nessun chiarimento sulla Legge delega sul Fisco e sulla sua riforma. Il premier ha detto che solo in sede di discussione della prossima manovra economica (questione di una, due settimane) si comincerà ad entrare nel merito dei provvedimenti finanziabili con le risorse aggiuntive rispetto al previsto che lo Stato ha a disposizione.
Tornando ai numeri, per il premier i dati sono “la prima conferma che dal problema del debito pubblico si esce prima di tutto con la crescita. Questo significa che nella selezione delle misure da adottare dobbiamo stare attenti a quelle che contribuiscono a una crescita equa, sostenibile e duratura e quali sono indifferenti a questo scopo”. Per Draghi “ora c’è fiducia nell’Italia, tra gli italiani e da parte del resto del mondo”.
E i dati parlano di una ripresa dell’Italia prende slancio: il Pil del nostro Paese, rivela la Nadef, salirà del 6% nel 2021 e del 4,7% nel 2022, tornando ai livelli pre-Covid nel secondo trimestre dell’anno, tre mesi in anticipo rispetto a quanto previsto in aprile. La crescita del prodotto interno lordo sarà poi del 2,8% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024. La velocità di crescita nei prossimi anni sarà “superiore alla media dell’ultimo quarto di secolo”, ha spiegato il ministro dell’Economia Daniele Franco, secondo cui su questo “influisce ovviamente il Pnrr”.
Migliora anche il deficit, che torna sotto il 10%, un livello inferiore rispetto alle previsioni di primavera: nel 2022 il disavanzo sarà al 5,6%, per scendere al 3,9% nel 2023 e avvicinarsi al 3% nel 2024 (3,3%). Per il prossimo anno la differenza tra deficit tendenziale e programmatico ammonta a circa 22 miliardi: il deficit tendenziale per il 2022 è infatti al 4,4%, e la differenza di 1,2 punti si traduce in risorse comprese tra i 21 e i 22 miliardi. “Il più alto livello di Pil e il minor deficit fanno anche sì che il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo non salga ulteriormente quest’anno, come previsto nel Def, ma scenda invece al 153,5%, dal 155,6% nel 2020”, spiega la nota.
La politica di bilancio, sempre “ipotizzando che il grado di restrizione delle attività economiche e sociali legato al Covid-19 si vada via via riducendo”, manterrà un’intonazione “espansiva fino a quando il Pil e
l’occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019. Si può prevedere che tali condizioni saranno soddisfatte dal 2024 in avanti”. Da quel momento in poi la politica di bilancio “mirerà a ridurre il deficit strutturale e a ricondurre il rapporto debito/Pil intorno al livello pre-crisi entro il 2030”. Per il 2021 l’occupazione è prevista in crescita del 6,5%, mentre lo scorso anno era crollata del 10,3%: il tasso di disoccupazione è del 9,6% nel 2021, rispetto al 9,3% del 2020.
La manovra prevede venti disegni di legge collegati, tra i quali la delega per la riforma fiscale e la legge annuale sulla concorrenza 2021, mentre non compare alcun provvedimento sul salario minimo. La legge sulla concorrenza “verrà presentata al Parlamento entro fine anno e approvata definitivamente nel 2022”, mentre con la prossima legge di Bilancio “verrà rafforzato il sistema sanitario nazionale, al fine di migliorare l’accesso alle cure e incoraggiare la prevenzione”. Previsto anche il rinnovo di alcune politiche in scadenza, come il Superbonus 110%. Sulla riforma del catasto, Draghi ha specificato che “l’impegno del governo è che non si pagherà né più né meno di prima, ma rivedere le rendite per come sono state fissate. Oggi l’Italia geografica è più piccola dell’Italia catastale, dobbiamo andare a fondo del problema”. Non saranno introdotte tasse sulla prima casa, ha specificato il premier, confermando che la delega fiscale andrà in Consiglio dei ministri la prossima settimana.