domenica, 24 Novembre 2024
E Giuseppe Conte parlò come Trapattoni
In uno slancio di coraggio, ci siamo riletti per intero il lungo discorso di Giuseppe Conte su facebook all’assemblea grillina. Poi l’abbiamo riletto. E poi ancora, una terza volta. Ma al di là della cravatta rossa e la pochette d’ordinanza, è difficile dare un senso alle sue parole: per quelli che non sono più giovanissimi, sembra di ascoltare “le interviste impossibili” della Gialappa’s Band, quelle in cui Trapattoni parlava per mezz’ora senza dire nulla.
Lui lo chiama “neo-movimento”, ma non specifica il “neo” in cosa consista. Parla di “ecologia integrale”, senza spiegare cosa voglia dire “integrale”. Si inventa neologismi da settimana enigmistica: “I consumatori non devono diventare consumattori passivi, ma consumautori liberi e consapevoli”. Quindi parla di “rifondazione”, ma non specifica il significato della parola: “Puntare tutti insieme a compiere una completa opera di rigenerazione del movimento, che non rinneghi il passato e i valori che vi hanno portati fin qui”. Che vuol dire? Ma che lingua è? Quali sono i termini temporali di questa fantomatica rifondazione? Di quali persone si circonderà l’ex premier? Non è dato sapere.
In compenso, riparte la supercazzola: “Il neo movimento dev’essere capace di interpretare una nuova stagione politica e proiettarsi in una dimensione strategica che lo renda laboratorio privilegiato di idee e progetti diretti a elaborare e realizzare un nuovo modello di sviluppo, che punti a una nozione ampia e incisiva di prosperità”. Chi ci ha capito qualcosa, alzi la mano.
Intanto, sui nodi veri, Conte non interviene. Ad esempio, non si espone sul problema dei due mandati che sta lacerando il movimento. Allo stesso modo, si guada bene dal definire quale sarà il suo rapporto con Davide Casaleggio. Insomma, la ciccia del discorso non c’è: è tutto rinviato. Conte preferisce spiccare l’ennesimo volo pindarico che farebbe impallidire il peggiore democristiano in grisaglia della prima repubblica: “Dobbiamo condividere una proposta politica solida, matura, coraggiosa…scriveremo insieme un catalogo di diritti digitali, premessa indispensabile per affrontare il problema della autonomia strategica, della sovranità digitale e così realizzare, con maggiore fiducia, la transizione digitale, senza penalizzare i diritti fondamentali”. Non ci avete capito niente? Tranquilli, non è un problema vostro. E’ effettivamente arabo. “Non voglio anticiparvi altro”, chiude alla fine l’ex premier, non avendo anticipato un bel niente.
Se questa è la nuova leadership di Giuseppe Conte, auguri: prima di giudicare il suo programma politico, ammesso che esista, bisognerà trovare qualcuno che sappia tradurlo in lingua italiana.